La Dodge Viper ha avuto vita breve rispetto alle altre muscle car americane. È nata negli anni ’90 ed è morta ufficialmente nel 2010, quando è stato prodotto l’ultimo esemplare; ma è un’auto che ha lasciato un segno, indelebile, nella storia delle supercar.
Gli anni ’90 sono stati un’epoca grandiosa per le auto sportive, di tutti i continenti.
In quegli anni i poster affissi alle camerette dei ragazzini sfoggiavano Lamborghini Diablo, Honda NSX, Ferrari F50, e Dodge Viper. Volete altri esempi di icone dei nineties? Beh, figlie di quegli anni sono anche la Ferrari 355, la Porsche Carrera 993 (e 996) e la BMW Z3, giusto per citarne un’altra manciata.
Ma torniamo agli States. La Viper è nata tardi rispetto alle concorrenti: la Corvette è arrivata con quasi quarant’anni di anticipo, insieme a Ford (con la GT40) e tutte le altre muscle car (Mustang, Camaro, Pontiac Firebird, Plymouth).
La Viper RT-10
La vipera di casa Chrysler (ma a marchio Dodge) vede la luce nel 1992 come rivale diretta della Corvette, che come dimensioni, prezzo e potenza, è la più vicina. Il look è sensazionale: cofano enorme, coda corta, linee morbide, frontale aggressivo che ricorda, effettivamente, il velenoso rettile. La configurazione è tipicamente americana: motore frontale, trazione posteriore, cielo aperto (la prima RT è Targa) e nessun controllo elettronico.
Ma il vero fiore all’occhiello della Viper è il suo immenso motore: un 10 cilindri da 8,0 litri capace di sviluppare 385 Cv e 664 Nm di coppia.
Un propulsore ancora più maestoso e affascinante dell’otto cilindri ad aste e bilancieri che imperversa sotto il cofano delle “solite” americane. Potente, straripante di coppia, e capace di un suono profondo e melodioso, e che è legato anche al mondo della Formula 1. All’epoca nessuna casa adottava un motore 10 cilindri (se non in rarissimi casi): solo in seguito l’abbiamo visto spingere auto come la Lamborghini Gallardo (poi su Audi RS6, in versione biturbo), la Porsche Carrera GT, la BMW M5 e la Lexus LFA.
Ed è proprio Lamborghini ad aver messo mano sul motore V10 per prima, e non mi riferisco al suo, ma a quello della Viper. La casa di Sant’Agata all’epoca apparteneva a Chrysler, proprio come Dodge, e venne incaricata di metter mano al blocco dieci cilindri (che allora veniva utilizzato per i Truck) per alleggerirlo e renderlo più sportivo. In seguito al “trattamento bolognese”, il motore pesava 360 kg in meno ed erogava 400 Cv e 664 Nm.
Grazie al peso ridotto, alla coppia e ai rapporti lunghi, l’auto è anche in grado di mantenere consumi relativamente contenuti (circa 8,9 Km con un litro).
Le prestazioni della RT sono eccezionali: scattava da 0 a 100 km/h in 4,6 secondi e da 0 a 160 km/h in 9,3.
Questo grazie anche ad un peso molto contenuto: solo 1.488 kg, meno di una BMW M2. Un risultato ottenuto tramite l’impiego di materiali leggeri (la carrozzeria era in tubi d’acciaio e in pannelli di vetroresina) e grazie all’assenza di qualsiasi controllo elettronico, ABS compreso.
La GTS
La GTS viene commercializzata nel 1996 come versione coupé della RT. La potenza con la GTS sale a 450 CV, e in seguito fioccano parti speciali, prodotte da ditte di terze parti, che incrementano ulteriormente le prestazioni. La GTS è anche una delle auto americane più vittoriosa nelle competizioni, e per celebrarne in risultati Dodge realizza una versione speciale ad alte prestazioni della Viper GTS: la ACR (American Club Racing). L’auto è più leggera di 26 kg rispetto alla GTS standard, e vanta una potenza di 460 Cv con una coppia di 678 Nm. Le sospensioni sono più rigide e i cerchi sono dei racing BBS a 20 razze.
Gli anni ‘2000 e la SRT-10
Nel 2003 la Viper viene profondamente rivisitata nella tecnica e nell’estetica. Il nuovo modello viene prodotto dalla Street and Racing Technology, la sezione di sviluppo delle auto sportive del Gruppo. L’essenza della Viper non viene però snaturata: il motore è sempre il 10 cilindri ma con una cilindrata salita a 8,3 litri, con una potenza di ben 500 Cv e una coppia di 712 Nm.
Il cambio rimane manuale, mentre è ancora assente il controllo di trazione (ormai presente su praticamente ogni supercar dell’epoca).
L’auto scatta da 0 a 100 km/h in 3,9 s e tocca i 315 km/h.
I consumi dichiarato è di soli 3,5 km/l. Mostruosa la gommatura, che conta su peneumatici P275/35ZR18 anteriori e P345/30ZR19 posteriori.
SRT Viper e Dodge Viper SRT
Nonostante le vendite sempre più basse (la GTS degli anni ’90 vendeva 1.500 esemplari l’anno, la SRT-10 circa 600) nel 2012 viene presentato un nuovo modello di Viper (commercializzato dalla SRT, non sotto Dodge), completamente riprogettato, con interni più curati e meccanica più moderna e raffinata. Il motore è sempre il solito V10 portato a 8,4 litri e a 649 Cv e 814 Nm di coppia, e, per la prima volta, l’auto è dotata di controlli elettronici. Nel 2014 il marchio SRT viene assorbito da Dodge per identificare i modelli sportivi della casa statunitense e la vettura viene di nuovo commercializzata con il nome Dodge Viper SRT fino all’agosto 2017, quando esce definitivamente di produzione.
PALMARES sportivo
La prima Dodge Viper non fu solo un’ottima sportiva stradale, ma anche un plurivittoriosa auto da corsa: la versione da corsa GTS-R partecipò al Campionato FIA GT nella classe GT2, poi divenuta GT, vincendo ben cinque titoli costruttori dal 1997 al 2002 e titoli costruttori American Le Mans Series nel 1999 e nel 2000. Tra le varie vittorie non manca l’assoluta della 24 Ore di Daytona del 2000 e tre di classe alla 24 Ore di Le Mans.