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Test-drive

Mini Countryman JCW, la prova della crossover sportiva

di Michele Neri
23-Mag-2024

La Mini Countryman di terza generazione è la Mini più grande mai prodotta, e con i suoi 4,43 metri di lunghezza è tutt’altro che mini. Non è mai stata tanto pratica, spaziosa e confortevole quanto lo è ora, e nella versione John Cooper Works, con i suoi 300 Cv di potenza, mette in primo piano le prestazioni e il piacere di guida.

La nuova Mini Countryman, dunque, si inserisce nel pieno del segmento C-SUV, andando a rivaleggiare con Sport Utility che sono sempre state ben più spaziose di lei. La più affine per caratterizzazione sportiva è senza dubbio la Cupra Formentor, che però non potrebbe essere più diversa dal punto di vista stilistico.

Sulla Countryman il sapore rétro c’è sempre, e la personalità non le manca, soprattutto di profilo: quel montante “C”, l’ultimo verso la coda, è davvero unico.

INDICE
Minimalismo funzionale 
Un jingle per ogni esperienza
SUV o compatta sportiva?

L’abitacolo è la parte che preferisco: riesce a esaltare lo stile minimale e tondeggiante delle prime Mini con uno strumento circolare al centro della plancia, ovviamente digitale. E che schermo: la tecnologia Oled, più che rara nei sistemi multimediali delle auto, ha una grafica da paura, in senso positivo ovviamente. Per i meno esperti, si tratta della stessa tecnologia usata negli smartphone e nei televisori di alta gamma.

Anche il volante, come tutto del resto, è nuovo. È massiccio, bello da impugnare e da vedere. Ha due razze e un cinturino in tessuto sulla parte inferiore, un tocco racing molto originale.

Il minimalismo sulla Mini Countryman si sposa alla perfezione con la praticità e la facilità d’uso.

Sotto il touchscreen tondo, infatti, ci sono le levette per l’accensione, il cambio, e la selezione delle modalità di guida, a cui si aggiungono due pulsanti rapidi della climatizzazione, il pulsante del freno di stazionamento, e una tanto classica quanto amata rotella per regolare il volume dell’impianto audio. Per la prima volta è possibile usare lo smartphone come chiave, ed è presente un assistente vocale intelligente (che utilizza l’intelligenza artificiale) che si risveglia alle parole ”Ehi Mini”, oppure premendo un pulsante sul volante.

A proposito di modalità di guida, che Mini chiama esperienze, ce ne sono otto: Core, Green, Go-Kart, Personal, Vivid, Timeless, Trail e Balance. A ognuna di queste corrisponde un jingle non appena la si seleziona - interrompe anche la musica o lo streaming di Spotify per farvelo sentire - e uno stile dello schermo. Scegliendo quella Go-Kart, ad esempio, dalle casse uscirà un entusiasta "woo hoo!” che ricorda quello del videogame Mario Kart, e il colore dominante sul touchscreen Oled sarà il nero. La modalità Personal consente di impostare l’immagine di sfondo tramite l'app Mini. 

Di tutta la gamma la John Cooper Wokrs è l’unica a non essere elettrificata, mentre tutte le altre si avvolgono di un sistema mild-hybrid a 48 Volt. La JCW ha ben quattro terminali di scarico e alcuni dettagli di colore rosso a contrasto con il resto della carrozzeria.

Nonostante l'aumento della stazza e del comfort, ci aspettiamo che la Mini Countryman John Cooper Works mantenga fede al carattere dinamico che da sempre la contraddistingue.

Innanzitutto va detto che il suo abitacolo è un gran bel salotto dove stare, dunque le perdoneremmo un eventuale ingentilimento in termini di aggressività. Ed effettivamente, vista la stazza notevole (1.660 kg a vuoto), non può certo garantire lo stesso feeling di una compatta sportiva. Ma è anche nettamente più agile, dinamica e arrabbiata rispetto alle Sport Utility dello stesso segmento, dunque regala delle belle soddisfazioni.

Tutto dipende dalle aspettative: il ricordo di una Mini Cooper S prima serie, leggera, minuscola e rigida quanto il marmo, è ben lontano. Ma se le aspettative sono da Sport Utility sportiveggiante, beh, c’è da essere entusiasti del temperamento della Countryman JCW.

L’unica altrettanto divertente è la Cupra Formentor VZ5. Il telaio della Countryman è lo stesso della BMW X2, ma con un baricentro più basso, un passo più lungo e carreggiate più larghe.

Il 4 cilindri turbo da 2,0 litri è vigoroso ai bassi regimi, dunque perfetto anche per l’uso quotidiano. Non consuma troppo se non lo si sfrutta al massimo (percorre tra gli 11 e i 13 km/l nell’uso misto e circa 16 km/l sulle strade statali), ha una bella sonorità e, a meno che non si inserisca la modalità Go-Kart, è anche discreto.

Il doppia frizione al posto del vecchio automatico con convertitore di coppia ha migliorato la velocità di cambiata e il feeling nell’uso con i paddle, ma non è al livello di uno ZF delle migliori BMW.

Ho percorso molti chilometri anche anche in autostrada, ed è davvero una perfetta compagna di viaggio. Semmai è sui dossi e sulle buche che fa rimpiangere le versioni più soft in termini di comfort, soprattutto per chi è seduto sulla panca posteriore.