Quanti di voi, cresciuti a pane e Gran Turismo sui Playstation, hanno un debole per le sportive giapponesi? C’è qualcosa di così affascinante nel loro pragmatismo, nella loro tecnica, nel loro design così marcatamente nipponico e votato alla funzionalità. Le vetture del Sol Levante hanno sempre emanato un’aura esotica e molto distante da quella delle sportive europee (e ancor di più americane).
Il loro fascino poi à alimentato dal mondo delle competizioni, del tuning e del drifting, che da sempre ha fatto parte della cultura automobilistica giapponese. Basta pensare alle loro sportive iconiche Anni ’90, come la Supra, la Skyline e la Mazda RX7 (guarda caso protagoniste del film Fast & Furious): auto di serie dalla potenza relativamente modesta, ma nate per essere elaborate con estrema facilità. Stesso discorso vale per le più piccole auto Honda con motori V-TEC, elaborate da Amuse e Spoon e rese delle vere e proprie auto da corsa omologate. E poi c’è il mondo della rallyste: Subaru Impreza, Toyota Celica e Corolla, Mitsubishi Lancer, e la meno famosa Nissan Sunny. Il Giappone ha costruito auto sportive incredibili, e continua a farlo. Ma noi vogliamo rendere omaggio alle vetture più iconiche, più rappresentative, quelle che sono conquistate un posto di diritto nell’Olimpo delle auto sportive e che sono rimaste impresse nel cuore degli appassionati.
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Mitsubishi Lancer Evolution
Solo “Evo” o “Mitsu”, per gli amici. La Mitsubishi Lancer Evolution è una vera auto da rally omologata. Nata nel 1992 e prodotta fino al 2016, l’auto si “evoluta” fino a contare ben dici generazioni, e i modelli Evolution fino al V erano la base della vettura da rally con la quale Mitsubishi correva correva nel mondiale rally, con cui ha vinto 4 volte dal 1996 al 1999. Dotata di una linea pulita e funzionale, la Evo era dotata di trazione integrale, di un quattro cilindri 2.0 turbo e una potenza che andava dai 250 Cv della Evo 1 ai 300 della Evo 10. Eterna rivale della Subaru Impreza, la Evo risultava più dura e pura e grazie ad un assetto più incisivo e “professionale”.
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Subaru Impreza WRX STI
Nemica giurata delle Evo e anch’essa prodotta dal 1992 al 2016 (in Giappone è rimasta in produzione più a lungo) l’Impreza gode della stessa fama di rally replica, ma la sua colorazione blu con i cechi oro e il suono del suo quattro cilindri boxer turbo la rendono più esotica e riconoscibile.
Rispetto alla Mitsubishi, l’auto ha un comportamento più sovrasterzante in uscita di circa ma è più riluttante nell’inserimento, ma le prestazioni sono equivalenti. L’Impreza però è cambiata di più nel corso delle generazioni, il motore è passato dai 2,0 ai 2,5 litri, mentre una delle ultime generazioni ha assunto la forma della compatta sportiva, per poi tornare alla “classica” tre volumi.
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Toyota Supra
La prima Toyota Supra (serie A80), in Italia, è una vera rarità. Quest’auto però è un vero e proprio mito tra le sportive giapponesi (e tra gli appassionati di Tuning), mito alimentato dai videogames e dai film cult come Fast & Furious. Trazione posteriore, motore 3,0 litri turbo “GTE” capace di erogare 320 CV a 5.600 giri/min e 428 Nm di coppia massima a 4.000 giri/min.
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Honda S2000
L’Honda S2000 è un’auto invecchiata come il vino. La pulizia delle sue linee l’ha mantenuta fresca e attuale nel tempo, ed è ambitissima nel mercato dell’usato, anche se è . Anche qui la ricetta è semplice: trazione posteriore, peso leggero e un superbo cambio manuale; ma al posto di due turbine troviamo un 2.000 cc V-tec aspirato da 240 CV capace di 9.000 giri. Non è un’auto semplicissima da guidare (il passo corto richiede attenzione), ma l’allungo da moto e il baricentro così basso rendono la guida estremamente appagante.
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Nissan Skyline R 34
La Nissan Skyline R34 è l’evoluzione massima del modello, prima dell’avvento della GT-R del 2008, un modello diverso e visto come “meno puro” dai fanatici delle Skyline. Alla fine degli anni ’90 l’auto risultava davvero all’avanguardia: motore sei cilindri in linea di 2,6 litri biturbo da 340 CV, trazione integrale con ruote posteriori sterzanti e sistema di controllo elettronico della trazione avanzato (Advanced Total Traction Engineering System for All: Electronic Torque Split). Ha vinto tutto il vincibile nelle gare di turismo giapponesi e, come la Supra, è diventata famosa anche fuori dal Giappone grazie ai videogames e al cinema. Purtroppo esiste solo con la guida a destra…
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Honda NSX
L’Honda NSX originale (non quella ibrida moderna) è un’altra “immortale” del lotto. Montava un motore V6 aspirato 3,2 litri centrale, trazione posteriore, telaio in alluminio e sospensioni da corsa. Non solo, Ayrton Senna ha contribuito alla messa punto del telaio e dell’assetto, tanto che il setup dell’auto era fin troppo estremo per i piloti meno esperti. Tradotto: era marcatamente sovrasterzante in ingresso di curva. Tutto ciò ha fomentato l’hype attorno alla supercar di casa Honda, trasformandola in una vera e propria leggenda.
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Toyota E86 Sprinter Trueno
La Trueno è un’altra portabandiera del “giapponesismo” automobilistico. merito anche del famoso manga“Initial D”, che vede come protagonista un ragazzo asso del drift che guida proprio una Toyota AE86 Sprinter Trueno. La Trueno è una sportiva squadrata anni ’80 (1983), con soluzioni tecniche davvero sofisticate per essere un’auto dell’epoca: monta un motore 4 cilindri aspirato con doppio albero a camme a iniezione da 130 CV e 150 Nm di coppia, una potenza modesta, ma sufficiente per divertirsi. La trazione ovviamente è posteriore, con tanto di differenziale autobloccante.
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Lexus LFA
La Lexus LFA è la più giovane di questa lista, ma appartiene già ad un’era passata (pre downsizing) che le conferisce, di fatto, il titolo di icona giapponese degli anni ‘2000. La supercar Lexus è una vera e propria bestia selvaggia, spinta da un incredibile propulsore 4,8 litri capace di 560 Cv a 9.000 giri (!) montato in posizione anteriore-centrale, con trazione posteriore dotato di schema transaxle (cambio un automatico sequenziale a 6 marce montato in blocco sul differenziale posteriore) il che le consentiva una distribuzione dei pesi 50/50.