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Stories

Le piccole sportive anni ’80 e ’90: tanta potenza, poco telaio

di Michele Neri
30-Apr-2025

Negli anni ’80 il concetto di sportività arriva anche sulle auto di piccole dimensioni. Accanto alle grandi coupé e alle berline potenti, emergono le utilitarie ad alte prestazioni: leggere, scattanti, con motori (quasi sempre) turbo e un telaio non sempre all’altezza. Tanto da essere soprannominate bare a quattro ruote.

Nasce così un’epoca d’oro per le sportive compatte, utilitarie nate per la città ma capaci di regalare grandi emozioni anche a chi ha un budget risicato.

Tra tutte, sei modelli si sono distinti per personalità, prestazioni e divertimento: la Fiat Uno Turbo i.e., la Renault Supercinque GT Turbo, la Ford Fiesta RS Turbo, la Peugeot 205 GTI, l’Autobianchi Y10 Turbo, la Volkswagen Polo G40 e la Innocenti Mini De Tomaso Turbo.

INDICE
Fiat Uno Turbo i.e., la piccola sportiva italiana
Ford Fiesta RS Turbo, la più potente
Peugeot 205 GTI, l’unica aspirata
Autobianchi Y10 Turbo, la più chic
Volkswagen Polo G40, l’unica col volumetrico
Innocenti Mini De Tomaso Turbo, la più piccola

Presentata nel 1985, la Fiat Uno Turbo i.e. fu la prima compatta italiana con motore sovralimentato a iniezione elettronica. Il 1.3 litri da 105 CV (poi 1.4 da 118 CV nel restyling del 1989) la rendeva aggressiva, con prestazioni sorprendenti per una segmento B dell’epoca.

Certo, i 105 CV della prima Uno Turbo i.e. potrebbero far sorridere oggi, ma il peso di appena 845 kg (925 kg la seconda generazione) la rendeva spassosa e non certo facile da controllare quando la turbina soffiava al massimo della pressione. La Uno Turbo divenne subito un’icona tra i giovani italiani.

Velocità massima: 190 km/h
Accelerazione 0-100 km/h: 8,3 secondi (7,9 la 2a generazione)



Renault Supercinque GT Turbo, la più sportiva

La Renault 5 GT Turbo, conosciuta in Italia come Supercinque GT Turbo, è forse la più cattiva del gruppo. Il suo motore 1.4 turbo (da 115 CV nella prima serie e 120 CV nella seconda) offriva un’erogazione brutale, con il classico calcio nella schiena quando entrava in gioco la turbina.

Leggera (830 kg DIN - 905 kg UE) e ben bilanciata, con un telaio agile e reattivo, era veloce ma, come tutte le sue concorrenti, fin troppo potente in rapporto alla bontà del vecchio telaio. L’estetica muscolosa la rendevano immediatamente riconoscibile rispetto alla Renault 5 standard dalla quale derivava.

Velocità massima: 204 km/h
Accelerazione 0-100 km/h: 7,8 secondi

Arrivata nel 1990, la Fiesta RS Turbo raccoglie l’eredità delle hot hatch britanniche ed è la più potente del gruppo. Montava un 1.6 turbo da 133 CV, derivato dal motore CVH della Escort XR3i, con un assetto irrigidito e freni potenziati. A differenza delle sue rivali puntava più su potenza e trazione, sacrificando un po’ di leggerezza (pesava oltre 920 kg DIN e 995 kg UE). Dotata di un look aggressivo e interni sportivi, era una delle più rabbiose, ma meno agile nel misto rispetto alle francesi Peugeot 205 GTi e Renault 5 Turbo. L’accelerazione da 0 a 100 non è delle migliori, ma non per questioni di potenza, quanto di trazione.

Velocità massima: 212 km/h
Accelerazione 0-100 km/h: 8,2 secondi

Non turbo, ma amata più di ogni altra: la Peugeot 205 GTI è considerata da molti la regina delle hot hatch. Disponibile sia con motore 1.6 4 cilindri da 105 CV prima e 115 CV poi, sia 1.9 4 cilindri da 130 CV, era perfettamente bilanciata, con un telaio comunicativo e migliore rispetto a quello delle concorrenti. La 205 GTi non aveva bisogno del turbo: la cubatura alta e la leggerezza la rendevano il punto di riferimento tra le piccole bombe degli anni ‘80. Ancora oggi è tra le più ricercate dai collezionisti.

Velocità massima: 190 km/h (205 GTi 1.6) - 196 km/h (205 GTi 1.9)
Accelerazione 0-100 km/h: 9,5 secondi (205 GTi 1.6) - 7,8 secondi (205 GTi 1.9)

Nel 1986 Autobianchi lancia la Y10 Turbo, un’originale alternativa alle solite compatte. Piccola, elegante, con un design chic e un abitacolo molto rifinito e rivestito in Alcantara, sotto il cofano nascondeva un 1.0 turbo da 85 CV preso dalla Lancia Delta. Non era un mostro di potenza, piuttosto un tender da città per chi voleva spostarsi con classe lasciando in garage l’ammiraglia (magari una Lancia Thema Ferrari). Grazie ai soli 850 kg di peso e al passo corto era sorprendentemente vivace. Era la più piccola sportiva turbo degli anni ’80, ma non la più piccola sportiva turbo in assoluto: il primato era della sorellina Innocenti Mini De Tomaso Turbo.

Velocità massima: 178 km/h
Accelerazione 0-100 km/h: 9,5 secondi

La Volkswagen Polo G40 era la scelta più sofisticata. Il suo motore 1.3 era sovralimentato da un compressore volumetrico G-Lader, soluzione inedita e alternativa al classico turbo. Erogava 115 CV con una risposta molto fluida e lineare, tipica del volumetrico. Dosare la potenza era più facile, e non c’erano né il turbolag né il calcio nella schiena, quest’ultimo tanto utile solo per impressionare i passeggeri ma che rendeva poco guidabili le piccole bombe con la classica turbina. Costruita con la solidità tipica tedesca, era meno “estrema” delle rivali francesi, ma molto più raffinata tecnicamente. Il prezzo elevato e la scarsa diffusione ne limitarono il successo in Italia.

Velocità massima: 197 km/h
Accelerazione 0-100 km/h: 8,6 secondi

Alla fine degli anni ’70 e nei primi anni ’80, l’industria automobilistica europea era in piena trasformazione. In questo contesto nasce la Innocenti Mini De Tomaso Turbo, una piccola sportiva che unisce stile italiano, meccanica giapponese (Daihatsu) e il tocco del preparatore argentino Alejandro De Tomaso. Lanciata nel 1983, rappresentava la variante sportiva della Innocenti Mini.

Il motore è il giapponese Daihatsu tre cilindri da 993 cm³, dotato di turbocompressore IHI e carburatore, capace di erogare 72 CV a 5500 giri. La potenza poteva sembrare modesta, ma su un’auto dal peso piuma di 700 kg bastava per renderla spassosa. E dannatamente veloce, per essere una citycar lunga 3 metri e 20 centimetri.

Velocità massima: 165 km/h
Accelerazione 0–100 km/h: 10,8 secondi