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Test-drive

Bentley Flying Spur First Edition, il nostro test drive

di Michele Neri
11-Giu-2020

Un vecchio detto recitava: “le Rolls-Royce le guida l’autista, le Bentley anche il suo proprietario”. Senza entrare nel merito delle doti dinamiche delle Rolls, è innegabile che la Bentley Flying Spur di terza generazione sia in grado di regalare come nessun’altra un’esperienza appagante ovunque si decida di prendere posto: su una delle due poltrone posteriori, o al posto di guida, dove avrete il controllo di un telaio sviluppato nientemeno che a Stoccarda e di una quantità di coppia degna di un truck.

Il legame delle creature di Walter Owen Bentley con la storica 24 Ore di Le Mans risale al 1923, e i suoi modelli stradali si sono sempre contraddistinti per le prestazioni elevate; ma è da quando il marchio è stato acquisito dal Gruppo Volkswagen che le lussuose berline stradali sono diventate delle auto interessanti dal punto di vista dinamico. E la nuova Flying Spur, insieme alla coupé Continental GT di ultima generazione, ha toccato dei livelli mai raggiunti prima.

Salotto regale

La Flying Spur porta sulle spalle un grande responsabilità. Si pone come alternativa più spaziosa della Continetal GT, una coupé a 2 porte poco pratica se si ha famiglia, e con l’uscita di scena della Mulsanne copre anche il ruolo di ammiraglia della gamma. Deve essere allo stesso tempo un’auto degna di chi si sposta solo con l’autista, ma anche bella da guidare.

Il suo stile esprime la sua doppia anima: è lunga, larga, filante, elegante e muscolosa, con scarpe enormi e una griglia anteriore che intima a chiunque si trovi davanti alla sua strada di spostarsi immediatamente.

La Mulsanne è lunga 5,6 metri contro i 5,3 della Flying Spur, eppure lo spazio sarebbe abbondante anche per un giocatore dell’NBA. Ma non si tratta solo di quantità: è la qualità a lasciare a bocca aperta. Di questo salotto tutto inglese, sapientemente arredato con i migliori materiali secondo l’antica tradizione artigiana, stupisce l’eleganza classica abbinata alla tecnologia. 

Le morbidissime poltrone in pelle sono tutte riscaldate, rinfrescate, massaggianti e ampiamente regolabili, e attraverso lo schermo posteriore estraibile è possibile alzare o abbassare le tendine posteriori, quelle dei due tetti in cristallo, regolare le luci d’ambiente, mostrare o nascondere la mascotte alata “Flying B”, regolare la temperatura e comandare l’impianto audio, che nel caso specifico è lo spettacolare Naim da 2.200 Watt, optional a 8.050 euro.

Benltey - gli inglesi lo sanno bene - è uno dei fornitori ufficiali della casa reale inglese. Le sue poltrone posteriori sono degne di un jet privato, forse migliori.

Moderna o classica con un clic

La strumentazione e l’infotainment della Flying Spur rappresentano il massimo della qualità made in Germany, con chiare derivazioni dai modelli top di gamma Audi. Una contaminazione tutt’altro che negativa dato che i comandi, ad eccezione di quelli sul volante, sono specifici di Bentley.

C’è anche la visione notturna a raggi infrarossi capace di individuare persone e animali fino a 300 metri, visualizzata sullo schermo della strumentazione digitale. Dall’altro lato troviamo legno e pelle di qualità sublime e un’eleganza senza tempo che trova la sua massima espressione nei pomelli per aprire e chiudere il flusso d’aria delle bocchette d’aerazione.

Per stupire i curiosi, come se non bastasse la sua ammaliante presenza scenica, c’è anche la statuetta “Flying B” illuminata che spunta dal cofano allo sblocco delle portiere oppure a comando, da uno degli schermi dell’infotainment. Non amate l’influenza tecnologica in mezzo a questo tripudio di pelle e noce? Con un pulsante è possibile nascondere lo schermo rotante da 12,3 pollici del sistema multimediale. O, meglio ancora, mettere in bella mostra i tre quadranti analogici con funzione di termometro esterno, bussola e cronometro. C’è qualcosa di più inutile e allo stesso tempo incantevole?

Il colore Verdant di questo esemplare è un vero must quando si configura una Bentley: veniva usato sui modelli da corsa a Le Mans negli anni Venti e Trenta, ed è stato introdotto sui modelli stradali nel 1998 con l’arrivo della Arnage.

La berlina più veloce al mondo

Inutile scervellarsi, sul mercato non esiste una berlina a 4 porte più veloce di questa: 333 km/h. Su una tedesca Autobahn avrebbe la meglio su auto come Ferrari Portofino, Ferrari GTC4Lusso V8 e Lamborghini Huracán.

La terza generazione di Bentley Flying Spur eleva alla massima potenza il concetto di lusso sportivo che, fin dagli albori, ha contraddistinto lo storico marchio di automobili londinese.

E se la Continental con la quale condivide il telaio viene proposta anche con un più piccolo 4.0 V8, la Flying Spur monta esclusivamente il regale 6.0 W12 bi-turbo da 635 CV e 900 Nm abbinato alla trazione integrale “on demand” - perché di base è posteriore - e a un cambio doppia frizione rapidissimo. Numeri da capogiro, che le valgono l’accelerazione da 0 a 100 in 3,8 secondi e da 0 a 160 in 8,1, tra l’altro alla portata di tutti con il launch control.

Con i suoi 5,3 metri di lunghezza, l’insonorizzazione da studio di registrazione e la souplesse del suo W12, la Flying Spur potrebbe sembrare un’auto nata per essere guidata da un autista; in realtà è perfetta anche se il suo fortunato proprietario decide di mettersi al volante. E non solo per le performance da supercar, ma perché è un’auto incredibilmente agile nonostante i suoi 2.437 kg, che a ben guardare sono pochi rispetto alle dimensioni e del mastodontico motore W12.

Se il precedente modello si basava sul telaio della Volkswagen Pheaton, la nuova Flying Spur fa il salto di qualità sfruttando quello in acciaio e alluminio della Porsche Panamera, sigla MSB. Come a dire che va bene lo stile classico, ma sotto i vestiti c’è un prestante atleta.

E poi ci sono le 4 ruote sterzanti (una novità su Bentley), le sospensioni pneumatiche con barre antirollio elettroniche, la generosa gommatura 275/35 all’anteriore e 315/30 al posteriore su cerchi da 22 pollici, e la trazione integrale che ripartisce la coppia esclusivamente alle ruote posteriori finché non c’è una perdita di aderenza, con un massimo di 206 Nm all’asse anteriore nella modalità di guida Sport. Elementi, questi, che segnano il passaggio da incrociatore d’autostrada - come lo erano le Bentley del passato - ad auto sopraffina anche dal punto di vista dinamico. 

Verdetto

La Flying Spur First Edition è la berlina migliore mai prodotta da Bentley. È un’affermazione scontata e facile da attribuire a ogni nuovo modello di un qualunque marchio, ma la terza generazione fonde in maniera sublime la tradizione con una raffinatezza meccanica di altissimo livello.

Immagine, design, motore, tecnologia: tutto è immensamente superiore rispetto al modello precedente, e risulta difficile trovarle difetti da qualunque prospettiva la si giudichi. Basti pensare a dettagli unici come la pelle romboidale in 3D dei pannelli portiera, o alla carrozzeria in alluminio realizzata con un processo di formatura (costoso e all’avanguardia) con temperature di 500 °C e taglio laser. E poi il suo design sembra essere avanti di due generazioni rispetto a quella passata.

La vera domanda è: si tratta di un’auto da autista? Non ci sono dubbi, in questo ruolo è sublime. Ma chi la guida non dovrebbe essere scambiato per l’autista, almeno non come accadrebbe, invece, con la sorella maggiore Mulsanne o, ancor di più, con una Rolls-Royce Phantom. In genere - mi ha confermato la concessionaria Bentley di Milano dove l’ho ritirata - il cliente Flying Spur tende a guidarla personalmente. 

E poi è inaspettatamente appagante, sincera nelle reazioni e reattiva agli imput del guidatore. Il peso oggettivamente elevato e il passo lungo sono i due limiti che non ne farebbero un’auto agile, eppure è talmente equilibrata e coesa che ti invita a spingere, e non solo in rettilineo.

Un pazzo potrebbe anche divertirsi a gestirla in sovrasterzo, seppure sia un’azione che non si addice a un’auto tanto elegante. 

Ma è il W12 il vero protagonista dell’esperienza di guida: quasi elettrico per la quantità di coppia disponibile fin dai regimi più bassi, sembra far le fusa quando si accarezza il pedale destro, e ringhia in modo sommesso ed elegante solamente superati i 4.000 giri, oltre ai quali sembra che una grande forza invisibile vi spinga da dietro senza limitare la propria potenza.

Le concorrenti

La storica rivale di Bentley è Rolls-Royce. I due marchi sono stati a lungo della stessa proprietà, e la gamma era l’una la copia dell’altra. Il Gruppo Volkswagen li acquista entrambi nel 1998 e 5 anni dopo cede Rolls-Royce a BMW, che già ne deteneva delle quote. Ora hanno un’identità distinta nel loro essere lussuose, quella di Rolls più opulenta e quella di Bentley più sportiva.

Per fascia di prezzo e dimensioni, la concorrente diretta della Bentley Flying Spur è la Rolls-Royce Ghost, di cui è attesa la nuova generazione nel 2021. Nata sul telaio della precedente BMW Serie 7 radicalmente modificato, è spinta da un 6.6 V12 bi-turbo da 570 CV e 780 Nm; la trazione è posteriore, la velocità massima è limitata elettronicamente a 250 km/h e accelera da 0 a 100 in 4,9 secondi. Il prezzo degli ultimi modelli disponibili della prima generazione è di 275.000 euro.

Un’altra concorrente è la Mercedes-Meybach S 650, versione top di gamma della Classe S che si fregia dello storico marchio di automobili di lusso (Maybach, appunto) con motore 6.0 V12 bi-turbo da 630 CV e 1000 Nm abbinato alla trazione posteriore. È lunga 5,5 metri e, nella variante Pullmann (leggi limousine), raggiunge i 6,5 metri di lunghezza. Il suo prezzo di listino parte da 220.000 euro.

Il prezzo della Bentley Flying Spur First Edition

La nuova Flying Spur è in listino con un prezzo di partenza di 220.000 euro. Non si possono scegliere altri motori al di fuori del W12 da 6,0 litri, almeno non al momento. Per i primi 12 mesi dal lancio, però, si può optare per la First Edition, personalizzabile con una gran quantità di tinte per la carrozzeria, finiture, pelli, legni, e Alcantara in 15 tonalità, oltre a un vasto elenco di accessori Mulliner di gran pregio.

Foto di Michele Rosetta