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Test-drive

Mercedes Classe G 350 d, lussuosa fuoristrada senza tempo

di Michele Neri
09-Gen-2020

Un buon oggetto di design è per sempre. E ammirando la Mercedes Classe G mi piace partire proprio da questo aspetto che ne ha fatto un’icona su ruote, amata anche da alcune Stelle del cinema e della musica che l’hanno scelta come auto da indossare. Proprio come si indossa una Kelly di Hermès o un Omega Seamaster, due pezzi da novanta entrati nell’Olimpo degli oggetti del desiderio.

Ma l’auto non è una borsa né un’orologio. La funzionalità, la sicurezza, il comfort e le performance sono requisiti importanti quanto il suo aspetto.

Ed è qui che a Stoccarda hanno messo sapientemente mano al progetto per fare di questo oggetto cult un’auto 4.0 a tutti gli effetti. E l’hanno fatto riuscendo a mantenere letteralmente la stessa forma nonostante siano passati la bellezza di 40 anni dalla presentazione alla stampa della prima generazione.

Anche la Porsche 911, seppur contraddistinta come la “G” da una fortissima identità, ha subito una trasformazione maggiore del suo aspetto nel corso del tempo. La fuoristrada delle fuoristrada, invece, sfoggia la stessa identica silhouette di quando è nata. È più grande, massiccia e muscolare, e l’amarcord si fonde con la tecnologia, come nel caso del faro circolare a LED e della strumentazione vintage proiettata su uno schermo da 12,3 pollici, selezionabile dai nostalgici al posto di quella moderna o, ancora, di quella sportiva in stile AMG.

Della precedente generazione è cambiato tutto ad eccezione di tre elementi: le maniglie in metallo, la copertura della ruota di scorta e gli ugelli dei lavafari. Anche il suono sordo quando si chiude la portiera è lo stesso di sempre, e a Stoccarda ne vanno orgogliosi. La carrozzeria in alluminio, invece, ha consentito di risparmiare 170 kg sulla bilancia nonostante i 12 centimetri di larghezza in più e la notevole quantità di equipaggiamenti introdotti.

MUOVERSI IN UN CUBO

Scelto dagli ateniesi per il calco dell’altare di Apollo a Delo, il cubo è un oggetto tanto semplice quanto affascinante. Utilizzato - per tornare a giorni meno lontani - dal celeberrimo architetto Le Corbusier per le sue unità abitative, da Mondrian per le sue opere e dalla Apple per lo store sulla Fifth Avenue di New York. Ecco, la Classe G è un’auto dalle forme cubiche, e questo la rende dannatamente affascinante e senza tempo. 

Dall’altezza del suo abitacolo regala, a chi la guida, una sensazione di potenza e di successo, un po’ come avere poltrona e scrivania all’ultimo piano del One World Trade Center.

Certo non mancano le controindicazioni, come l’aerodinamica da incrociatore e il peso elevato, il fatto che per entrare bisogna quasi arrampicarsi, e per aprire l’enorme portellone - con cerniere a vista - del bagagliaio serve l’equivalente dello spazio occupato da una Smart. Ma è il prezzo da pagare per avere tra le mani un oggetto esclusivo al posto della solita grande SUV che, al confronto della Geländewagen - in tedesco significa auto per il fuoristrada - potrebbe apparire quasi come un mezzo mainstream e, in certi casi, da arricchiti.

È stupefacente il livello di comfort raggiunto da una fuoristrada con telaio separato dalla carrozzeria. L’insonorizzazione è da ammiraglia e la qualità delle finiture e dei rivestimenti ha un sapore tutto artigianale, ed è il frutto di una fabbrica dove sarti e artigiani sono in prima linea per occuparsi dell’arredamento.

NON TRADISCE LE SUE ORIGINI

Non importa se la usate per affrontare lunghe trasferte autostradali, per solcare 10 centimetri di neve sulle strane di Cortina o per fare un salto all’Esselunga di Porta Nuova a Milano. La Mercedes Classe G è una fuoristrada inarrestabile, e sapere che può esplorare luoghi troppo impervi per qualunque altra auto dà lo stesso piacere di indossare l’Omega 8507 Seamaster di 007, capace a resistere a campi magnetici superiori a 15 mila gauss e di immergersi a una profondità di 150 metri.

Il telaio a traverse e longheroni, la trazione integrale con 3 differenziali bloccabili, le marce ridotte e l’altezza minima da terra di 24,1 centimetri consentono di raggiungere inclinazioni del 70%, affrontare guadi di 70 centimetri e pendenze che hanno dell’incredibile.

Nel contempo è migliorata l’esperienza di guida su strada grazie all’introduzione di sospensioni anteriori a quadrilateri deformabili, seppure l’handling sia lontano da quello delle moderne SUV con telaio portante.

Se si esagera, i controlli elettronici prendono in mano la situazione in modo solerte e preciso con la facilità con cui un bodyguard fermerebbe un teenager in cerca di un selfie con la celebrità di turno. 

La Classe G è godibile alle andature tranquille o sul dritto, con il massaggio attivo ai sedili mentre si ascolta la musica attraverso gli scenografici speaker della Burmester, e il climatizzatre a carboni attivi pulisce e ionizza l’aria prima di soffiarla nell’abitacolo. Non pensiate, però, che sia lenta: il nuovo motore diesel 3.0 6 cilindri in linea (sigla OM656) emette un suono leggero e vellutato mentre spinge con grande vigore la G 350 d e il cambio automatico a 9 marce snocciola una marcia dietro l’altra senza farsi avvertire, talmente è fluido nel funzionamento. 

Più dei 286 CV di potenza sono i suoi 600 Nm di coppia massima a fare in modo che sembri leggera senza esserlo per davvero, e lo dimostrano i 7,4 secondi per il classico 0-100 e i quasi 200 km/h di velocità massima nonostante l’immensa resistenza all’aria e un’altezza di un pelo sotto i 2 metri.

VERDETTO

La Mercedes Classe G è la stessa fuoristrada caparbia e indistruttibile del 1979, ma con una dose in più - da cavallo, oserei dire - di tecnologia, di comfort, di guidabilità e di prestazioni che ne fanno ancor più di prima un’auto perfetta per ogni occasione. Il suo aspetto imponente, iconico e strafottente delle tendenze passeggere la rende dannatamente snob e vi farà sentire speciali ogni volta che la guidate. Pazienza se in autostrada ci sono un po’ troppi fruscii, la maneggevolezza è quella di un trattore e il prezzo è sopra ogni logica. In fondo, la si ama anche per i suoi difetti.

LE RIVALI

Se parliamo di mezzi abili nell’off-road impegnativo è doveroso citare la Toyota Land Cruiser, la Jeep Wrangler Rubicon e la piccola ed economica Suzuki Jimny, che con quelle forme squadrate ricorda - e neppure troppo da lontano - la nostra costosissima fuoristrada tedesca. Se invece pensiamo alla Mercedes Classe G come un’auto di lusso alta e imponente, l’alternativa potrebbe essere la Range Rover, magari nell’allestimento Vogue o, meglio ancora, in quello Autobiography: una SUV con pedigree, lussuosa, snob come poche altre, e con una bella storia alle spalle.

MERCEDES CASSE G: PER POCHI, ANZI POCHISSIMI

Non ci sono versioni a 4 cilindri, il consumo è proibitivo e il suo listino parte da 104 mila euro abbondanti. La nostra è arricchita con la vernice metallizzata Nero Ossidiana (1.232 euro), il pacchetto AMG Line (3.629 euro) e il Premium Plus Package (12.530 euro) che comprende Ride Control AMG, impianto audio Burmester, tetto apribile elettrico, luci soffuse d’ambiente nell’abitacolo a 64 colori, ionizzatore dell’aria, plancia con due display da 12,3 pollici affiancati e Multibeam LED, capaci di un’illuminazione strepitosa e di non abbagliare gli altri veicoli togliendo solo il fascio di luce dove serve.

Il totale fa poco più di 123 mila euro. Troppi? La Mercedes Classe G può permetterselo. La sua clientela sa bene cosa sta acquistando, e sa anche che il suo valore residuo è più alto rispetto a quello di una qualunque SUV presente sul mercato. La versione più venduta è la G 63 AMG da 585 CV, perché è giusto non farsi mancare nulla. Il suo prezzo, a partire da 162 mila euro abbondanti, è solo un dettaglio. Anche perché può superare senza fatica i 200 mila euro, se ci si lascia tentare da optional e personalizzazioni.

Foto di Michele Rosetta