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Stories

La storia della Smart

di Francesco Neri
14-Feb-2024

“Smart” è un brand che ha avuto un impatto fortissimo nel mondo dell’automobilismo. Il suo modello più famoso, la fortwo, è così iconico da essere conosciuto dai più semplicemente come “Smart”. L’idea di una piccola vettura pratica e stilosa pensata per “riempire le città” nasce alla fine degli anni ’80 da Nicolas Hayek, il fondatore dell’azienda Swatch, proprio quella degli orologi. Hayek voleva trasferire lo stile e la filosofia dei segnatempo in un’auto, l’idea era semplice: due posti secchi, un un motore ibrido e un design dalla forte personalità. In principio si rivolge a Volkswagen, l’accordo però non si concretizza e alla fine stipula una joint-venture con Mercedes nel 1994, con una quota azionaria del 51% per la Casa automobilistica e del 49% per gli lui.

Si decide quindi per il nome “Smart” (acronimo di “Swatch Mercedes ART” ), che significa anche “furbo, intelligente”.

Oltre ad essere perfetta per la città (soprattutto da parcheggiare), l’auto è anche cool, speciale, ben equipaggiata e sicura. La sua struttura è basata su una cellula resistente denominata Tridion (in principio si chiamava Crash Box) composta di acciaio ad altissima resistenza. La cellula diventa anche parte integrante del design e si può osservare “avvolgere” l’auto dal montante fino al sottoscocca, abbracciando portiere e cofano anteriore.

Il debutto è previsto per marzo 1998, l’auto esce però solo ad ottobre, poiché i test di stabilità non sono soddisfacenti. Per risolvere il problema i tecnici Mercedes abbassano l’assetto dell’auto, installano un sistema ESP di serie e irrigidiscono ulteriormente le sospensioni. Hayek però non è convinto del design della vettura e non è d’accorto con la scelta di utilizzare motori tradizionali (non ibridi) e quindi cede l’intero pacchetto azionario a Mercedes.

La prima Smart

Nasce quindi la prima Smart, sotto l’egida di Daimler, denominata “city-coupé” (non ancora ForTwo). Il debutto avviene al Salone di Parigi del 1998: la “smartina” è lunga appena 2,50 metri, ha la trazione posteriore e monta piccoli motori tre cilindri benzina e diesel, tutti posizionati posteriormente sotto il vano di carico, mentre il cambio è un automatico robotizzato.

La dotazione di serie è fin da subito “premium”: ABS, climatizzatore, alzacristalli elettrici e il già citato cambio automatico.

Non c’è il servosterzo, che è optional, così come la vernice metallizzata.
Il  prezzo di lancio in Italia è di 18.000.000 di lire.

Nel 2000 poi arriva il turno della cabrio, mentre nel 2002 arriva il restyling, insieme alla azzardata ed esclusiva crossblade, una versione speciale senza tetto e parabrezza. Nel 2003 arriva invece la versione pepata Brabus, mentre nel 2004 il nome dell’auto cambia ufficialmente in fortwo e fortwo cabrio.
 

Roadster e Coupé: due esperimenti riusciti a metà

Nel 2003 debuttano a sorpresa due versioni con velleità sportive: la Smart roadster e la roadster coupé, entrambe basate sul pianale allungato della fortwo. La linea è filante, sportiva, la seduta è bassa e la lunghezza complessiva arriva a 3,5 metri.

La potenza delle due auto però va dai 61 ai 101 Cv, rendendole di fatto poco attraenti come vetture sportive, anche per via del lento cambio robotizzato. Il prezzo elevato, poi, fu l’ultima elemento di insuccesso, facendo terminare la loro carriera appena 3 anni dopo, nel 2006.

L’arrivo della Forfour

Nel 2004 Smart decide di debuttare con un’auto più convenzionale, la forfour. Si tratta di una utilitaria a 5 porte con uno stile molto personale (con diversi stilemi della Fortwo) e che condivide il pianale con la Mitsubishi Colt. I motori 1,1 e 1,5 litri quattro cilindri sono più convenzionali, ma il prezzo alto rispetto alle concorrenti non le fa ottenere il successo della fortwo.

La seconda generazione

Nel 2007 quindi Smart torna a puntare tutto sulla sua Regina, la fortwo: debutta così la seconda generazione, più lunga di ben 20 cm (2,70 metri totali) e con un passo allungato di 6 cm, in versione coupé e cabrio, sempre con motori benzina e diesel. La seconda generazione di distingue per i gruppi ottici ridisegnati e per un lunotto più inclinato, ma dove cambia davvero è dentro: più spaziosa, più comoda, e meglio insonorizzata.

Nel 2011 l’auto è sottoposta ad un lieve restyling, e nel frattempo si comincia a sperimentare con le motorizzazioni elettriche.

Nasce così la prima fortwo a zero emissioni, con un motore prodotto da Tesla e una batteria da 14 e 16.5 kWh. La potenza di 27 Cv è modesta, ma c’è la possibilità di raggiungere fino a 40 Cv di picco per due minuti di tempo. L’autonomia, però, è di soli 135 km.

La terza generazione

Nel 2014 è il turno della terza generazione di Smart fortwo, ma anche del ritorno di forfour. Entrambe le vetture, questa volta, sono state progettate in collaborazione con renault e condividono il 70% delle componenti con la Twingo. L’auto rimane lunga quanto la seconda generazione, ma cresce ampiamente in larghezza, rendendola di fatto “cubica” nelle proporzioni.

Il design cambia drasticamente, con linee più morbide e giocattolose, ma mantiene comunque quei tratti distintivi che la rendono riconoscibile, come il telaio a vista in contrasto con la carrozzeria.

La larghezza arriva a 1,66 metri e l’altezza a 1,55. Scompare il diesel: questa volta troviamo due 3 cilindri: un “mille” aspirato da 71 CV e una variante turbo 0,9 litri da 90 Cv. Oltre al cambio automatico doppia frizione (finalmente) viene offerto anche un cambio manuale a cinque marce.

La Smart elettrica

Dal 2017 Smart decide di produrre esclusivamente fortwo elettriche. La Smart fortwo EQ vanta una batteria da17,6 kWh complessivi con un’autonomia di circa 130 km, il che la rende perfetta per la città, meno per le gita fuoriporta. Il prezzo alto (oggi parte da 29.000 euro) e l’autonomia ridotta rendono la fortwo EQ un’auto elitaria, ma finalmente il progetto originario di “auto smart con motori green” è compiuto.

In questi 25 anni Smart ha riempito le città con le sue fortwo, e ha creato un’icona dell’automobilismo.