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Stories

Porsche 911 Carrera RS 2.7: la storia della “Duck Tale”

di Francesco Neri
01-Giu-2022

"Coda d'anatra", così viene amichevolmente chiamata dagli appassionati la Porsche Carrera RS 2.7, uno dei modelli più iconici, amati e importanti della Casa tedesca. Il suo spoiler posteriore così particolare, Duck Tale, per l’appunto, la rende così unica e riconoscibile tra le 911, e le sue doti tecniche erano stupefacenti per l’epoca. Bella e veloce, dunque, e molto anche. La 911 Carrera RS 2.7 è stata l’auto più veloce del suo periodo (è nata nel 1972), nonché la prima ad avere spoiler posteriore e anteriore: una 911 GT3 ante litteram, se vogliamo. Oggi compie 50 anni, percorriamo insieme la storia di questo incredibile modello.

La prima Carrera

La Porsche 911 Carrera RS 2.7 nasce per le corse. La base di partenza doveva essere più “sana” possibile: leggera, veloce, facile da guidare e semplice da elaborare. La Duck Tale infatti divenne la nuova base di partenza per le vettura da corsa del marchio, sia per i rally che per le competizioni su circuito.

Per via di questa vena spiccatamente corsaiola, divenne anche la prima ad adottare il nome “Carrera”, che significa appunto “corsa”, in spagnolo (mentre la sigla RS sullo spoiler posteriore sta per “Rennsport”).

Nello specifico, Porsche si è ispirata alla ”Carrera Panamericana" per il nome. Dopo i primi successi agonistici, utilizzò il nome Carrera per le vetture più potenti con motore Fuhrmann con quattro alberi a camme del 1954, come la 356 A 1500 GS Carrera o la 356 B 2000 GS Carrera GT. La scritta Carrera campeggiava sul retro della 904 Carrera GTS del 1963, mentre sulla 906 Carrera 6 del 1965 compariva lateralmente, dietro il passaruota anteriore.

La Carrera offriva anche numerose possibilità di personalizzazione: 29 tonalità di vernice, di cui 27 furono prodotte in serie (tra cui colori come il Giallo Brillante, il Rosso e l'Arancione Sanguinello),  inoltre soddisfava alcune richieste di colore specifiche da parte dei clienti (che divennero un marchio distintivo del brand), come la tinta dei cerchi abbinata alla carrozzeria o le scritte Carrera sulle fiancate delle vetture bianche (con scritte rosse, blu o verdi), come accade sulle GT3 dei giorni nostri.


Motore, potenza, peso e performance

La Porsche 911 Carrera RS 2.7 è speciale ad occhio nudo. Le sue dimensioni, le sue linee e il suo look racing la rendono esotica e speciale. Ma il lavoro sottopelle è ancora più marcato di quanto il suo look lasci intendere.

Hanno lavorato 15 ingegneri sulla RS, intervenendo su telaio, aerodinamica e riduzione di peso fino ad ottenere un peso inferiore ai 1.000 kg in ordine di marcia, quanto una Fiat Panda di oggi, per intenderci.

Inizialmente la 911 Carrera 2.7 doveva essere prodotta in soli 500 esemplari, numero minimo per poter essere omologata tra le vetture da competizione del Gruppo 4 Special GT. Quando venne presentata al Salone di Parigi del 1972, tutti gli esemplari vennero venduti nel giro di un mese.

Visto il successo, Porsche decise di produrre altri 1000 esemplari di Carrera RS 2.7 entro il luglio successivo. Alla fine vennero costruiti 1.580 esemplari, di cui molti vennero omologati per il Gruppo 3 e Gruppo 4. Oltre 200 vetture vennero costruite in versione alleggerita “Sport” con il pacchetto di equipaggiamento opzionale M471, 55 sono state costruite per le competizioni, 17 “base” e 1.308 Touring (M472).


La versione “Light” (con pacchetto M471) è caratterizzata da interni ridotti all’osso: i sedili posteriori sono stati eliminati, così come i rivestimenti in moquette, i braccioli, il gancio appendi-abiti e l’orologio analogico.

Per ridurre il peso al minimo, lo stemma Porsche sul cofano veniva incollato e reso sottilissimo (come accade sulla GT3 oggi), mentre su richiesta dei clienti si potevano avere anche i sedili a guscio ultra leggeri.

Queste modifiche facevano risparmiare ben 115 kg (rispetto alla versione Touring), portando il peso in ordine di marcia a 960 kg, un dato davvero impressionante.


L’auto costava circa 34.000 marchi tedeschi (17.000 euro), il pacchetto Sport costava 700 marchi, mentre quello Touring veniva proposto a 2.500. Era dunque il pacchetto a definire la versione dell’auto.

Il motore e la potenza, però, erano uguali per tutte le versioni. La Porsche 911 Carrera RS montava un sei cilindri - rigorosamente flat-six - da 2,7 litri, capace di erogare 210 Cv a 6.300 giri e di sviluppare una coppia di 255 Nm a 5.100 giri. Il dato dichiarato sullo 0 - 100 km/h era di 5,8 secondi, impressionante per l’epoca, tanto da renderla la prima vettura di serie a impiegare meno di 6 secondi a toccare i 100 km/h da ferma.
Anche la velocità massima era notevole: oltre 245 km/h (Touring: 6,3 secondi, 240 km/h).

La deportanza

La carrozzeria della RS venne ridotta al minimo indispensabile per contenere il peso: le lamiere erano sottilissime, così come i vetri, mentre venne utilizzata molta più plastica (meno nobile ma più leggera) e vennero rimossi i pannelli fonoassorbenti. Ma il peso non era l’unico elemento su cui i tecnici Porsche spesero diverse energie: anche l’aerodinamica fu oggetto di particolare attenzioni. L’obbiettivo dei tecnici era quello di ridurre il più possibile la portanza alle alte velocità così da ottenere un comportamento più neutro e sincero.

Per la prima volta, così, comparve uno spoiler posteriore su una vettura di serie, studiato e collaudato nella galleria del vento e sui circuiti.

La “coda ad anatra” riusciva a schiacciare a terra il posteriore della 911, incanalando allo stesso tempo più aria fresca al motore posteriore. Lo spoiler era così ben disegnato che la velocità massima dell’auto aumentò di 4,5 km/h, invece che diminuire per via della resistenza aerodinamica.

"Durante i test, abbiamo constatato che con uno spoiler più alto si poteva aumentare la velocità massima grazie alla riduzione della resistenza aerodinamica. Abbiamo quindi continuato ad alzare lo spoiler posteriore di qualche millimetro, finché non abbiamo trovato il punto limite in cui la resistenza aerodinamica tornava ad aumentare", spiega Falk, ingegnere tecnico della RS.

Le ruote posteri più larghe

Un’altra soluzione adottata nelle corse e portata poi sulla vettura stradale fu la gommatura più larga al posteriore:

"Volevamo migliorare la trazione e la maneggevolezza utilizzando pneumatici larghi sull'asse posteriore, perché è qui che si concentra il peso maggiore",

ricorda Falk.

La RS montava di serie dei cerchi Fuchs forgiati da 6 J×15 con pneumatici 185/70 VR-15 all’anteriore, mentre al posteriore ruote da 7 J×15 con pneumatici 215/60 VR-15. Fu la prima auto di serie a montare una gommatura più larga dietro, dalla RS in poi ogni modello adottò questa soluzione.

I successi nelle corse

Dopo il debutto nelle competizioni di una 911 Carrera RSR con carrozzeria allargata al Tour de Corse nel novembre 1972, Porsche decise di iniziare un nuovo capitolo della storia di successo della 911. Nel 1973 la RSR di Peter Gregg e Hurley Haywood tagliò il traguardo della 24 Ore di Daytona con 22 giri di vantaggio; lo stesso anno Herbert Müller e Gijs van Lennep vinsero la Targa Florio nel maggio 1973. Nella sua prima stagione agonistica, la 911 Carrera RSR si aggiudicò tre campionati internazionali e sette nazionali.