• Dalla Y10 alla Y
  • Dalla Y10 alla Y 2
  • Dalla Y10 alla Y 3
  • Dalla Y10 alla Y 4
  • Dalla Y10 alla Y 5
  • Dalla Y10 alla Y 6
  • Dalla Y10 alla Y 7
  • Dalla Y10 alla Y 8
  • Dalla Y10 alla Y 9
  • Dalla Y10 alla Y 10
  • Dalla Y10 alla Y 11
  • Dalla Y10 alla Y 12
  • Dalla Y10 alla Y 13
  • Dalla Y10 alla Y 14
Stories

Dalla Y10 alla Y: la storia di un’utilitaria di successo

di Francesco Neri
19-Ott-2023

L’Autobianchi Y10 e la Lancia Y sono nonna e nipote, o madre e figlia se preferite. La Y10 del 1989 (e anche la Y, di conseguenza) era così innovativa e aveva una personalità talmente spiccata che nessun altro brand è mai riuscito ad imitarla.

Che cos’ha decretato il successo di questa citycar che, nonostante i quasi quarant’anni sulle spalle si trova ancora in cima alla classifica di vendite in Italia? Andiamo con ordine.

INDICE
La Y 10
La Lancia Y
La generazione due del 2003
La seconda serie  2011
L’ultima Lancia Y del 2021

L’Autobianchi Y10 è stata la prima vettura di questo albero genealogico, ma anche l’ultima a essere commercializzata con il marchio Autobianchi,

almeno in Italia (e in alcuni Paesi come Giappone, Portogallo e Svizzera). All’estero, infatti, veniva venduta con il marchio Lancia, e solo nel 1995, divenne in tutto il mondo “Lancia Y”.

La Y10 era basata sulla piattaforma della Panda, da cui ereditava quasi tutto ad eccezione delle sospensioni posteriori dalla particolare struttura detta “ad omega”. Rispetto alla FIAT Panda, però, la Y10 era più raffinata e di un livello superiore: montava solo motori a quattro cilindri raffreddati ad acqua, aveva una cambio a cinque rapporti (di serie su tutte le versioni) e aveva il servofreno. Inoltre è stata l’auto che portò al debutto il motore “Fire”, decisamente avanzato per l’epoca e uno dei migliori mai prodotti da Fiat.

Anche il Design della Y10 era moderno e raffinato: linee pulite, squadrate, ma anche semplici e personali, come l’iconico portellone satinato nero indipendentemente dalla tinta della carrozzeria, e la coda così tronca e verticale. La forma dell’auto era anche molto aerodinamica (Cx di 0,31) grazie al cofano inclinato, alle maniglie incastonate e ai finestrini a filo. Fu il Centro Stile Fiat guidato da Antonio Piovano a partorire queste idee avveniristiche.

Anche l’'abitacolo vantava finiture di pregio per l’epoca: moquette di serie su tutte le versioni, sedili in tessuto, e plancia e pannelli porta in Alcantara sulle versioni top di gamma.

Tra gli optional figuravano anche gli alzacristalli elettrici, il divanetto posteriore sdoppiato, la chiusura centralizzata, i vetri posteriori apribili a compasso elettricamente, tettuccio apribile e sistema di clima con comandi elettronici, e schermino a LED.


 
La Y10 Fire aveva 45 Cv, superava i 145 km/h e scattava da 0 a 100 km/h in 16 secondi. Da segnalare anche la Y10 Turbo, con turbina IHI, intercooler, e una potenza massima di 85 Cv, capace di scattare da 0 a 100 km/h in 9,5 secondi e di toccare i 185 km/h.
Nel 1986 arrivò poi anche la Y10 4WD, una versione con la trazione integrale inseribile tramite un sistema elettropneumatico.

Di Autombianchi Y10 ne produssero tre serie (quattro considerando il restyling della terza del ’95) e vennero venduti oltre un milione di esemplari.

Le versioni e le serie speciali sono davvero tantissime: la Martini con livrea Lancia e motore turbo, la Missoni con design interni dedicati, la Igloo con l’aria condizionata di serie, la Seletronic con l’automatico CVT, la Mia Europa con marmitta catalitica; e queste sono solo alcune.
Sicuramente Lancia capì il potenziale di questa utilitaria e quanto si prestasse alle versioni speciali.

La Lancia Y, diventata una “Lancia” in tutti i Paesi dal 1995, era stata rodotta appena due anni dopo la prima Punto, con cui condivideva la meccanica. Anche in questo caso, però, l’utilitaria Lancia vantava finiture e dotazioni più sofisticatie rispetto alla “base” Fiat.

 

La linea innanzitutto era davvero ricercata e “fine”. Il designer del Centro Stile Fiat, Enrico Fumia, creò un “quadrifrontale" che inglobava mascherina e fari e chge poi proseguiva nelle fiancate fino al posteriore. Inoltre il programma di personalizzazione Kaleidos vantava ben 100 colori extra serie oltre ai dodici standard, sia metallizzati sia pastello, con oltre 25 tonalità di blu, 16 di viola, 25 di verde, 15 tra grigie e marroni, e 19 rosse.

Gli interni vantavano plastiche morbide (che sono un lusso ancora oggi per le citycar) e una strumentazione in posizione centrale che diventò poi un suo segno distintivo.

L’auto venne lanciata con due motori a benzina: un 1.100 cc da 55 CV e un 1.400 cc da 80 Cv, nelle versioni sigle LE, LS e LX. L’anno dopo arrivarono la versione Elefantino Blu - che rappresenta la versione di accesso alla gamma - e la Elefantino Rosso, quella più sportiva, dotata di un “milledue” da 86 Cv; oltre alla Cosmopolitan, più lussuosa e di classe.

Il restyling del nuovo millennio (ottobre del 2000) vide cambiare interni ed esterni. La lunghezza aumentò di 2 cm (da 3,72 metri a 3,74 metri), lo scudo Lancia era cresciuto nelle dimensioni, i paraurti vennero ridisegnati, così come i gruppi ottici posteriori. All’interno invece vennero proposti nuovi sedili, una nuova forma del volante, e un contagiri ridisegnato con tanto di luci LED.

La seconda generazione venne presentata nel 2003. Lo scopo era quello di attrarre un pubblico giovanile e non solo femminile: come vedremo ci furono anche delle versioni più sportiveggianti. Era basata sulla sofisticata meccanica della Fiat Punto, e vantava interni più curati della “sorella” Fiat.

Il design, creato da Marco Tencone e Alberto Dilillo, presentava una calandra cromata che partiva dal cofano e copriva gran parte del paraurti, con linee eleganti e semplici e forme semplici ma allo stesso tempo molto personali. La versione più sportiva Sport Momo Design era dotata di impianto frenante a quattro dischi con assetto e sospensioni irrigidite. Mentre di serie per tutte le versioni erano previsti l’ABS con ripartitore elettronico di frenata, il servosterzo elettrico, l’ESP e l’hill holder per le partenze in salita.

L’abitacolo era davvero molto curato, con materiali di pregio che cambiavano a seconda della versione (AIRtex, Alcantara e Pelle).

Tra gli optional erano disponibili anche il navigatore e il cruise control.

Nel 2006 Lancia ritoccò l’estetica e i motori della Ypsilon: la calandra anteriore fu ridisegnata, i paraurti divennero più bombati e i gruppi ottici posteriori guadagnarono un effetto “ghiaccio”. Oltre a nuovi colori per gli interni e a nuovi optional (come il Bluetooth) l’auto venne equipaggiata con i nuovi motori 1.3 Multijet 16V da 75, 90 e 105 Cv.

La seconda serie della Lancia Ypsilon sarebbe dovuta debuttare sul mercato nel 2009, ma la crisi globale fece slittare la sua uscita al 2011. La nuova Ypsilon era molto diversa dal modello precedente. Il telaio non era più quello della Punto ma della nuova Panda e della 500.

Per la prima volta era a 5 porte, sebbene le maniglie di quelle posteriori fossero ben nascoste nel montante.

Il design diventò ancora più pulito, elegante, giocato molto sulle forme, come i gruppi ottici posteriori “bassi e a virgola” che accompagnano i passaruota verso le fiancate. La calandra venne resa più simile a quella delle versioni americane, con i listelli orizzontali invece che verticali, mentre le tinte bicolore investivano anche il cofano. L’impostazione degli interni invece rimase intatta (cruscotto e leva del cambio alti) ma venne migliorata la qualità dei materiali e ampliata la quantità di personalizzazioni.

Nel 2015 fu presentata una versione restyling della Ypsilon in occasione di suoi 30 anni: gli interni vennero impreziositi, la calandra venne accorciata e allargata, e il fascione paracolpi divenne in tinta con la carrozzeria.
Anche la plancia e gli strumenti vennero ridisegnati e furono introdotti materiali pregiati come pelle e velluto, oltre a nuove colorazioni. Di serie la nuova Ypsilon era dotata di sistema UConnect con schermo touch da 5 pollici, radio FM o DAB+, USB, aux e Bluetooth.

E arriviamo ai giorni nostri, con l’ultima versione di Ypsilon del 2021. Rispetto a quella del 2015 presenta una calandra più moderna, gruppi ottici a LED e un disegno più fresco e pulito del paraurti. Nell’abitacolo troviamo finiture nel materiale riciclato Seaqual Yarn, ottenuto della plastica recuperata dal Mare Mediterraneo, un sistema multimediale con schermo da 7” compatibile con Apple CarPlay e Android Auto (senza fili).

Due le versioni, Gold ed Ecochic, mentre, da tradizione, sono sempre numerose le personalizzazioni. Ne sono un esempio la nuova tinta della carrozzeria Verde Rugiada, la finitura blu dei pannelli porta e del cruscotto, i sedili rivestiti in Seaqual Yarn e i dettagli verdi sul volante e nei contorni delle bocchette dell’aria. La gamma delle motorizzazioni si compone del 1.0 Hybrid da 70 Cv e del 1.2 GPL Ecochic da 69 Cv.