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Stories

Supercar elettriche: presente e futuro

di Francesco Neri
26-Feb-2020

Sono lontani i tempi in cui le auto elettriche erano noiosi mezzi di trasporto. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una corsa all’elettrico veloce e sfrenata, anche nel panorama delle auto sportive. Motivi ambientali (ma soprattutto politici) hanno costretto gran parte delle Case automobilistiche alla produzione di modelli elettrici - ed elettrificati - per abbassare la media complessiva di CO2 prodotta. Un procedimento complicato, delicato, e incredibilmente costoso.

Non voglio addentrarmi nel discorso della sostenibilità ambientale, piuttosto vorrei porre l’accento sulle nostre care, amate auto sportive. Che cosa differenzia una Porsche da una Ferrari, da una Lamborghini o da un’Aston Martin, se tutte hanno il motore elettrico? Le prestazioni? Forse. Ma il suono e l’erogazione del motore, la sensazione trasmessa dal cambio e il lavoro del (o dei) differenziali, con buona probabilità, non esisteranno più. Il motore elettrico su una super-sportiva creerebbe un appiattimento generale, dove “tutte vanno forte” e tutte emettono lo stesso sordo e stridente sibilo.

Certo, l’auto elettrica ha del buono: la spinta. Violenta, istantanea, ininterrotta.

Essere lanciati verso l’orizzonte come se fossimo una graffetta sparata da una magnete gigante è una sensazione scioccante, ma forse poco viscerale. Eppure credo che un’auto dotata di una coppia immediata e di una trazione integrale intelligente (e iper-veloce) come quella delle sportive provviste di un motore elettrico per ogni ruota - quindi senza differenziali - possa permettere cose magiche dal punto di vista dell’handling.

Le sportive elettriche hanno indubbiamente dei pro e dei contro, e non solo credo che difficilmente sostituiranno le sportive con i nostri amati motori a tanti cilindri nel breve e nel medio periodo, ma sono anche convinto che possano alzare di molto l’asticella delle prestazioni di un’auto, e non solo in linea retta. Da appassionato, non vorrei mai assistere alla scomparsa dei V8, dei flat six e dei dodici cilindri, ma allo stesso tempo sono curioso di vedere cosa ci riserva il futuro. Nel frattempo, vediamo cosa ci riserva il presente.

Porsche Taycan

La Porsche Taycan è stata la prima supercar 100% elettrica a uscire dai cancelli di Stoccarda, ed è una vera rivoluzione per la Casa tedesca. Non solo è la prima Porsche elettrica, ma è anche la prima sportiva a zero emissioni pensata per i grandi numeri, e non solo per essere un esercizio di stile.

Disponibile sia in versione “4 S”  (batterie Performance da 72,9 kWh e Performance Plus da 93,4 kWh, che garantiscono, rispettivamente, 530 e 571 CV) sia in versione “Turbo” e “Turbo S”, una sigla storica che ormai non rispecchia più le caratteristiche tecniche dell’auto, ma serve a definire il suo “grado di gerarchia” nella gamma.

I numeri sono impressionanti: 680 CV e 850 Nm per la Turbo, 761 CV e 1050 Nm di coppia per la Turbo S. La trazione è integrale, ma non c’è nessun albero di trasmissione centrale, bensì due motori (uno per ogni asse) gestiti da un cervellone elettronico.

L’accelerazione annoda lo stomaco come sulle montagne russe: 0-100 km/h in 2,8 secondi (3,2 per la Turbo), mentre la velocità massima è di 260 km/h per entrambe.
C’è pure una trasmissione a due rapporti: il primo serve per fornire la massima accelerazione, la seconda per raggiungere la velocità di punta e migliorare l’efficienza.

Gli interni, pur seguendo la tradizione Porsche, presentano una forma futuristica: un pannello digitale curvo funge da strumentazione, mentre due enormi schermi - uno centrale e uno per il passeggero - fungono da centro di controllo della navicella spaziale Taycan.
L’autonomia, calcolata secondo il nuovo standard WLTP, va dai 388 e 412 km per la versione più potente, mentre per la Turbo va dai 381 ai 450 km, con una singola ricarica.

La Taycan è veloce anche quando si tratta di “rifornimento”. Grazie alle colonnine da 350 KW può essere ricaricata fino a 100 km di autonomia in soli 5 minuti, ma ne occorrono più di 20 per raggiungere l’80%.

Nio EP9

No, non è il nome di uno smartphone, la Nio EP9 è una supercar cinese, e ha dalle prestazioni mostruose. Al contrario della Tycan, però, non è omologata per l’utilizzo stradale ed esiste solo in 6 esemplari. È un oggetto davvero estremo: con 1.360 CV di potenza massima e 1.480 Nm di coppia, la EP9 è capace di polverizzare in accelerazione il 90% delle supercar sul mercato. I dati parlano di 0-100 km/h in 2,7 secondi e di uno 0-200 km/h in 7,1, 0-300 km/h in 15 secondi e una velocità di punta di 313 km/h.

Nonostante telaio e carrozzeria siano in fibra di carbonio, il peso totale dell’auto è di 1735 kg. Un peso alto per una sportiva così estrema, ma basso per un’auto elettrica così potente e con un’autonomia di oltre 400 km con una sola ricarica.

Il peso elevato è dovuto al pacco batterie: da solo incide per 635 kg. Per darvi un riferimento, il V12 6,5 litri da 740 Cv della Lamborghini Aventador fa segnare sulla bilancia 235 kg.

Nonostante questo limite, al Nurburgring la EP9 ha staccato un tempo incredibile di 6,45 minuti. La sua aerodinamica sofisticata (ala posteriore regolabile e flap anteriore) crea una downforce di quasi 2.500 kg a 240 km/h, un valore simile a quello di una monoposto di Formula 1, permettendo alla Nio EP9 di raggiungere i 3,0 g di accelerazione laterale. La trazione integrale senza differenziali poi è efficace e ultra-rapida: ognuno dei 4 motori da 340 Cv cadauno gestisce una singola ruota.

Rimac

L’imprenditore croato Mate Rimac ha presentato, al Salone di Ginevra del 2008, l’auto elettrica di produzione più veloce del mondo: la Rimac C Two.

La prima versione, la C, è proprio quella che il presentatore televisivo Richard Hammond ha distrutto durante la trasmissione “The Grand Tour”. Hammond finì fuori strada dopo aver tagliato il traguardo di una gara in salita, lui rimase ferito (anche se non gravemente) mentre l’auto da più di un milione di euro prese fuoco.

Rimac ha dunque presentato la C Two come “la supercar a prova di Hammond”, dotandola anche di un piccolo estintore con la scritta "da usare in caso di gare in salita” (totalmente inutile, visto quanto è difficile spegnere un’auto elettrica dalle fiamme).

Sulle prestazioni, però, la C Two non scherza affatto. Al contrario della Nio EP9, la Rimac è un’auto omologata per la strada: con 4 motori (uno per ogni ruota), una batteria da 120 kW/h e 1940 Cv di potenza, la Two è capace di un’accelerazione mostruosa. I dati parlano di uno 0-100 km/h in 1,9 secondi, uno 0-300 km/h in appena 11,8 secondi e 412 km/h di velocità massima. Numeri che farebbero impallidire qualsiasi supercar. Inoltre, i 650 km di autonomia e la guida autonoma di livello 4 la rendono un’auto perfetta anche per viaggiare. I 150 esemplari prodotti, sono stati giù tutti venduti.