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Stories

Tutte le auto di 007

di Francesco Neri
07-Apr-2020

“Agente Bond, lei che cosa guida?” No, non perdete tempo a tirare a indovinare, non è la citazione di uno dei film di 007: è quello che chiederei a James se fossi un personaggio dei suoi film. Perché, intendiamoci, Bond non è il solito eroe serio e forzuto, ma un uomo di classe che indossa Omega Seamaster, che beve Vokda Martini agitato ma non mescolato, ma soprattutto che guida auto raffinate.

Una persona con cui tutti noi faremmo volentieri quattro chiacchiere riguardo alle auto. Anche perché James, essendo un personaggio inventato e impersonato da diversi attori, è riuscito a guidare quanto di meglio offrisse l’automobilismo dal 1962 ai giorni nostri.

E se credete che abbia guidato per tutto il tempo un’Aston Martin, vi sbagliate di grosso.

I film di 007 vantano una varietà smisurata di auto esotiche, veicoli curiosi e, in generale, auto iconiche, che siano tedesche, francesi, italiane, o, ovviamente, inglesi. Il mio intento è quello di ripercorrere i modelli più belli, film dopo film, che James Bond, la sue bond girl o i suoi nemici - di classe e non - abbiano guidato.

1962 -"Dr. No"

“Dr. No” o “Licenza di Uccidere”, tradotto brutalmente in italiano, è il primo film ufficiale di James Bond, con il leggendario Sean Connery nella parte di 007. Nella sua prima apparizione James guida una Sunbeam Alpine Roadster, una spider inglese costruita tra il 1955 e il 1975 dalla Casa automobilistica del gruppo Rootes, con marchio Sunbeam. Il suo motore 1,6 litri erogava 80 Cv di potenza. Non certo l’auto più veloce e memorabile di James, nonostante il successo della prima pellicola. Curiosità: la Alpine delle scene fu prestata da un appassionato locale poiché era l’unica roadster dell’isola in cui stavano girando il film.

1963 -"From Russia With Love”

Il buon Sean Connery presenta un’evoluzione nel film del 1963 “Dalla Russia con Amore”. All’inizio del film, da buona spia inglese rubacuori, si trova a fare un pic-nic in buona compagnia: una Bentley Bentley “3½ Litre” 3,7 litri V8, il primo modello Bentley dopo l’acquisizione da parte di Roll’S Royce nel 1931. Fu anche la prima auto di James Bond a essere modificata con i gadget di “Q”.
1964 - “Goldfinger”

Sempre Connery in “Goldfinger” si aggiudica l’auto più iconica di tutta la saga, che (Bond) guiderà per ben 6 film: l’Aston Martin DB5. Costruita come evoluzione della DB4, aveva un motore 4,0 litri sei cilindri da 280 Cv capace di lanciarla a 240 km/h, grazie anche al cambio ZF a 5 rapporti (prima optional e successivamente di serie). Negli anni la DB5 di James ha subito una valanga di modifiche “fuori listino”, tra cui mitragliatrici anteriori, speroni laterali, radar, targhe intercambiabili, sparachiodi e - il nostro preferito - sedile del passeggero eiettabile.

1965 - “Thunderball”

In "Thunderball" del 1965 James (Sean Connery) torna al volante della sua DB5, ma vale la pena ricordare la Ford Mustang del 1965 della Bond girl Fiona Volpe. Un’altra icona dell’automobilismo (questa volta un’auto Yankee) color azzurro pastello. La prime versioni montavano un motore 2,8 litri sei cilindri preso in prestito dalla Ford Falcon, con cambio manuale a 3 rapporti. Le versioni GT montavano invece un V8 da 225 Cv (successivamente fino a 290 cv), e nel 1965 nacque anche la versione Shelby, ma questa appartiene a un’altra storia.

1967 - “You Only Live Twice”

Nella penultima pellicola in cui recita Sean Connery, “Si vive solo due Volte”, l’auto che vale la pena di  ricordare è la Toyota 2000 Gt Special Cabriolet guidata dalla Bond girl Aki (nel film l’auto dei servizi segreti giapponesi).

Personalmente trovo la 2000 Gt una delle auto giapponesi più belle di tutti i tempi, con un fascino e una linea quasi da coupé europea. La Gt nel 1967 fu testata dalla rivista “Road and Track”, che la descrisse come “una della più eccitanti e divertenti auto che abbiamo mai guidato”, tanto che la paragonarono alla Porsche 911. Il motore 6 cilindri in linea 2,0 litri con bialbero a camme in testa  sviluppava 150 Cv, e considerando gli 1,2 metri di altezza e il peso di 1100 kg, erano parecchi. La versione di “Aki” nel film era dotata di apparecchiature audio-video SONY e di lanciamissili.

1969 - “On Her Majesty's Secret Service”

Ci spiace per George Lazenby, ma non è stato proprio un James Bond fortunato, visto che ha impersonato la spia solo in questo film (ri-sostituito poi di nuovo da Sean Connery).
Ed è un peccato, perché “Al servizio Segreto di Sua Maestà”  è uno dei film più memorabili per gli appassionati di auto. James guida un’Aston Martin DBS (da David Brown Sports), una della Aston più belle mai prodotte.

La sua linea così squadrata, vicina a quella della sportive italiane, la rende diversa da qualsiasi Aston passata o futura (fatta eccezione per la V8 Vantage Volante degli anni ’80). L’auto era una GT con configurazione 2+2, con motore sei cilindri e un meccanica raffinata, tra cui spiccavano quadrilateri anteriori, quattro freni a disco e il servosterzo.

Ma nel film compaiono anche diverse auto da corsa degli anni ’60 (tra cui una Mini), per esempio quando James e la Bond girl Tracy scappano sulla neve - finendo in un circuito - con una Mercury Cougar.

1971 - “Diamonds are Forever”

In “Una Cascata di Diamanti” del ’71 Sean Connery si ritrova in mano l’auto di un’altra Bond-girl, ed è un Ford Mustang. Si tratta della Mach 1 di Tiffanny Case, un modello V8 “351 Cleveland V8” da 350 Cv di potenza. Gli interni lussuosi (denominati Mach 1 appunto) erano in vinile nero, mentre tra gli optional figuravano anche un cambio automatico a 3 marce, il servosterzo, il doppio terminale di scarico e un differenziale autobloccante.

Tuttavia la Mustang di questa generazione non fu amata e apprezzata quanto la prima degli anni ’60 (o quanto i modelli successivi), anche a a causa di una concorrente diretta - la Chevrolet Camaro - sulla cresta dell’onda.

1977 - “The Man With The Golden Gun”

Abbiamo un nuovo Bond che si diletta alla guida: è il turno di Roger Moore, che al suo debutto ne “L’uomo dalla pistola d’oro” si trova al volante di due AMC, una Hornet del ’72 e una Matador “volante” del cattivo Francisco Scaramanga. Le Hornet sono auto poco conosciute in Europa, ma negli ’70 in America erano molto in voga. Erano disponibili sia con motore sei cilindri (dai 3,3 litri ai 4,6 litri) sia con motore V8 da 5,0 o 5,9 litri; la trazione naturalmente era posteriore.

1977 -  "The Spy Who Loved Me”

“La spia che mi amava” è uno dei miei film preferiti, per svariate ragioni. Le ambientazioni della Sardegna, del Cairo e dell’Egitto mi sono rimaste nel cuore, così come il killer “squalo”, uno dei miei personaggi prediletti della saga. Ma soprattutto vediamo Roger Moore alla guida di una Lotus Esprit S1 ritoccata dai servizi segreti in modo da diventare un sottomarino.

La Esprit è un’auto che amo: nell’ottobre 1975 conquistò subito la stampa specializzata, che la descrisse come “l’auto inglese più eccitante dai tempi della Jaguar E-Type”.

Linea mozzafiato, carrozzeria in vetroresina e un motore 4 cilindri 16 valvole da 157 Cv montato centralmente. Le sospensioni anteriori erano le stesse della Opel Ascona, mentre il cambio era manuale a 5 rapporti. La trazione, ovviamente, posteriore. Grazie al suo peso leggero, la Esprit S1 scattava da 0 a 100 km/h in 8,9 secondi e raggiungeva i 210 km/h.

1981 - "For Your Eyes Only”

Roger Moore torna al volante della Lotus Esprit anche in “Solo per i tuoi occhi” del 1981, ma questa volta si tratta di una, anzi, due diverse Esprit Turbo. La prima è bianca con le scritte rosse e con impresso “turbo” sulla fiancata; la seconda, rossa con i cerchi oro e gli sci sul tetto, è protagonista di uno degli inseguimenti più belli (a Cortina d’Ampezzo) dell’intera saga di 007.

La Esprit Turbo inizialmente doveva essere una versione ancora più sportiva con motore V8 (che fu prodotta poi negli anni ’80), ma per questioni di costi si optò per un motore 4 cilindri sovralimentato.

La cilindrata del motore aumentò fino a 2,2 litri, così la potenza passò da 157 a 213 CV, il telaio fu irrigidito e le sospensioni furono riprogettate.

Anche la qualità generale dell’auto aumentò notevolmente dalla prima versione degli anni ’70, mentre l’handling migliorò a tal punto da porla come rivale di Porsche e Ferrari dell’epoca.
Il film è entrato nella storia anche per il favoloso inseguimento che vede come protagonista una Citroën 2CV Club gialla: tra i più belli mai visti in un film.

1983 - “Octopussy”

Dopo un breve ritorno di un film non ufficiale con Sean Connery come protagonista - “Mai dire mai”, dello stesso anno - dimenticabile sia come film sia come parco auto, Roger Moore torna in “Octopussy” che noi italiani ricordiamo (anche) per l’Alfa Romeo GTV del film.

James è protagonista di una fuga a bordo dell’Alfa in Germania, dove semina i poliziotti a bordo di BMW Serie 3 e moto BMW. Un vero smacco per i tedeschi. La GTV era ed è tutt’ora una grande Alfa: montava un 6 cilindri a V di 60° 2,5 litri da 160 CV. La versione 2.5 litri si riconosce per il cofano bombato e i cerchi a 5 dadi.

1987 - “The Living Daylights”

Saltiamo al 1987 dove troviamo un mezzo di trasporto degno di essere ricordato in “Zona pericolo”, che vede un poco apprezzato Timothy Dalton nei panni di James. A mio modesto parere Timothy era un Bond molto convincente, duro e più “fleminghiano”, simile al moderno 007 impersonato da Daniel Craig.
E poi in “The Living Daylights” troviamo una delle auto più bella dell’intera saga: l’Aston Martin V8 Vantage Volante del 1986.

Oltre ad avere una linea muscolosa e carica di fascino, la V8 Volante del 1986 era un mostro di potenza: il suo V8 5,3 litri erogava allora 400 Cv,  ma in seguito la potenza venne aumentata a 430 Cv.

Tuttavia il film ha creato confusione a qualche spettatore attento, dato che furono utilizzate 3 vetture diverse con lo stesso numero di targa per diverse riprese, di cui una V8 Volante e 2 V8 coupé "mascherate" da V8 Vantage.

1995 - “Goldeneye”

Con “GoldenEye” del 1995 si apre l’era “moderna” di 007, battezzata da Pierce Brosnan.

In uno dei film - a parer mio - più belli dell’intera saga per ritmo, personaggi e varietà di ambientazioni, si aggiunge anche un  parco auto memorabile.

Oltre all’iconica Aston Martin DB5, protagonista di una fantastica corsa contro la Ferrari F355 della “cattiva” Xenia Onatopp sulle strade che circondando Montecarlo, vediamo per la prima volta una spider tedesca: la BMW Z3. La BMW Z3 ha fatto il suo esordio nel mercato poco dopo il lancio del film: un trampolino importantissimo per la prima auto della Casa bavarese ad essere prodotta in America. Al momento del lancio i propulsori disponibili erano solo i 4 cilindri 1,8 litri da 115 Cv e il 1,9 litri 16 valvole da 140 Cv.

La Ferrari F355, invece, era stata lanciata qualche anno prima (nel 1993), ed è forse il ”ferrarino” V8 più bello mai prodotto dalla Casa di Maranello. Nata come evoluzione della poco carismatica 348, la 355 ne riprendeva le linee e la scocca in alluminio, compiendo allo stesso tempo un salto avanti epocale. Il motore V8 3,5 litri 5 valvole per cilindro erogava 380 Cv a 8.250 giri (80 in più della 348) e vantava una delle migliori colonne sonore mai uscite da un terminale di scarico Ferrari. L’accurato studio aerodinamico e la matita di Pininfarina, poi, hanno prodotto una linea elegante e senza tempo.

1997 - “Tomorrow Never Dies”

Brosnan torna alla guida di una BMW in questo avventura “asiatica”: questa volta si tratta della 750iL (denominazione E38) a passo lungo, che James comandava tramite un telefono Ericsson-JB988; una sorta di grande macchina telecomandata. Tra i gadgets: missili che escono dal tetto, chiodi che escono dal paraurti posteriore, “tagliacavi” anteriore (che compare dal logo BMW sul cofano) e un dispositivo che gonfia i pneumatici. La BMW 750iL “standard” invece non aveva nessun armamentario, ma un motore 12 cilindri da 326 Cv e 490 Nm di coppia, abbastanza per lanciarla da 0 a 100 km/h in 6,6 secondi.

1999 - “The World is Not Enough”

“Il Mondo non Basta” del 1999 è forse il migliore episodio degli anni ’90. Un film memorabile, non solo per la comparsa di Maria Grazia Cucinotta (che si fa saltare in aria dopo pochi minuti) e per una cattiva Sophie Marceau, ma anche per la magnifica BMW Z8 - a cui non è riservato un destino migliore.

Il suo debuttò, come per la Z3, fu dopo il lancio del film nelle sale e dal 2000 al 2003 ne furono prodotti 5700 esemplari.  Costruita sulla base della BMW M5 dell’epoca, la Z8 è forse una delle più belle vetture che la Casa bavarese abbia mai realizzato: pulita, affusolata, con quel pizzico di rétro che la rende senza tempo.

Al momento della presentazione, la BMW Z8 era l'unica vettura di serie mai prodotta con la completa fanaleria al neon, indicatori di direzione inclusi. Sotto il lungo cofano c’era un motore V8 5,0 litri da 400 Cv e 500 Nm di coppia capace di lanciarla da 0 a 100 km/h in 5,3 secondi fino a 250 km/h (autolimitati). Il preparatore ufficiale di BMW, Alpina, produsse 555 esemplari di Z8 dotati però di meno potenza (375 Cv) e di un cambio automatico ZF per andare in contro ai gusti degli americani. Naturalmente quella di James era dotata di missili e di una super blindatura.

2002 - “Die Another Day”

“La morte può attendere” non sarà forse all’altezza degli film con Brosnan, ma il ritorno delle sportive inglesi e lo spettacolare combattimento tra auto sul ghiaccio sono comunque memorabili. L’Aston Martin Vanquish che compare dal pavimento del laboratorio di “Q” è magnifica, e non manca di gadgets quali mitragliatrici, razzi, pneumatici con chiodi estraibili e vernice invisibile.

Il cattivo di turno “Zao” guida invece una Jaguar XKR del 2002, pure dotata di mitra, missili, bombe posteriori e uno scanner al posto della strumentazione.

La Vanquish, prodotta dal 2001 al 2007, è stata l’ammiraglia della Casa inglese, e lo è tutt’ora. La sua linea sportiva ma elegante lasciava a bocca aperta nel 2001, e nonostante sia visivamente invecchiata ha ancora un fascino incredibile. Il suo motore 6.0 litri da 520 Cv e 577 Nm è in grado di lanciarla da 0 a 100 km/h in 4,2 secondi fino a una velocità massima di 321 Km/h.

La Jaguar XKR invece è la versione più estrema della XK8. Prodotta dal 1996 al 2007, ha avuto una lunga e onorata carriera. Quella del 2002 che vediamo nel film è fresca di restyling, con una cilindrata del motore V8 cresciuta da 4,0 a 4,2 litri. La versione aspirata passò da 284 a 294 CV, mentre quella sovralimentata passò da 364 a 397 CV.

2006 - “Casinò Royale”

Daniel Craig (l’attuale agente 007) non solo fa il suo debutto con un grande film, ma anche con una grande macchina. Oltre alla Ford Mondeo (che noleggia nel film), lo vediamo al volante di un’Aston Martin DBS, la versione più estrema della DB9, pensata come omaggio a quella da corsa DBR9.

Il suo look è decisamente più muscoloso e teso di quello della DB9 standard, con prese d’aria e dettagli in fibra di carbonio distribuiti nelle giuste dosi in modo da renderla aggressiva ma non inelegante. Il suo motore V12 5,9 litri erogava 517 Cv e 570 Nm di coppia, sufficienti a lanciare la DBS da 0 a 100 km/h in 4,3 secondi fino a una velocità di punta di 307 km/h. Il cambio della DBS era un manuale a 6 marce ma, volendo, c’era anche un automatico a 6 rapporti.

2012 - “Skyfall”

Dopo un deludente (sotto tutti gli aspetti) “Quantom of Solace” del 2008, sequel di “Casinò Royale” in cui Daniel Craig non cambia nemmeno auto, nel 2012 nella sale arriva Skyfall: uno dei capitoli più innovativi e premiati dalla critica (due oscar un Golden Globe e due Premi Bafta), magistralmente diretto dal regista Sam Mendes (American Beauty).

Fatta eccezione per l’auto (personale) di James, la Aston Martin DB5 targata BMT 216A che vediamo in Goldfinger, in Skyfall non troviamo auto nuove e speciali dotate di razzi e mitra. Tuttavia compaiono diverse Range Rover Vogue (i veicoli d'ordinanza dell’MI6), una Jaguar XJ Supercharged e una Land Rover Defender protagonista di uno spettacolare inseguimento a Istanbul.

2015 - “Spectre”

“Spectre” è il ventiquattresimo film di 007, diretto da Sam Mendes e dotato di un cast stellare tra cui Cristopher Waltz, Lèa Seydoux e Raplh Fiennes. Non sarà epico quanto Skyfall, ma la scena d’inseguimento in una Roma notturna (e irrealisticamente deserta) tra la Jaguar C-X75 e l’Aston Martin DB10 rimarrà indelebile.

Si tratta di due concept car che non son mai state messe in produzione: l’Aston DB10 fu progettata apposta per l’episodio di Bond per festeggiare la collaborazione dei cinquant'anni con i film di 007.

Costruita sulla base della Vantage, la DB10 era sensibilmente più lunga (circa quanto un One-77) ma montava lo stesso motore V8 da 435 Cv con cambio manuale della “baby” Aston. Ne furono costruite dieci, di cui otto utilizzate per le riprese e due per scopi pubblicitari e promozionali.

La Jaguar C-X75 invece è una Hypercar dotata di 4 motori elettrici da 195 Cv ciascuno (uno per ogni ruota) alimentati da un pacco batteria. La sua peculiarità però risiede nel fatto di poter ricaricare le batterie con delle piccole turbine che possono funzionare con gasolio, gas, GPL e biocombustibili. Grazie a questa soluzione l’auto ha un’autonomia teorica di 900 km (solo con le batterie scende a 110 km).