02-Mar-2022

Volkswagen W12: la storia della supercar dei record

di Francesco Neri
Stories

Ricordo ancora le riviste di auto di quand’ero bambino: erano gli Anni ’90, si perdevano le ore su Gran Turismo a collezionare auto e le copertine delle riviste mostravano supercar ammalianti. Erano anni davvero fervidi per le auto sportive, e ancora non ci si preoccupava di ambiente ed emissioni.
Volkswagen non era certo un brand famoso per le supercar (e non lo è tutt’ora), ma nel 1997 la Casa  automobilistica cercava di portare Audi ad un posizionamento premium e stava per assorbire Bentley, Bugatti e Lamborghini; in poche parole: si preparava a costruire auto diverse da quelle a cui era abituata.

Per acquisire competenze nel campo delle supercar, Volkswagen produce un prototipo basato sulla concept car “Audi Avus quattro”, chiamata Volkswagen W12, nota anche come Volkswagen Nardò.
Si tratta di una supercar a motore centrale dalla linea molto pulita ed elegante, con lineamenti tipici del brand impiantati in un’auto più sexy e filante. Il progetto comincia nel 1997 e nel giro di soli quattro anni - nonostante la complessità del progetto - vede la luce.

La Volkswagen W12 Syncro e la roadster

Nel 1997 è pronto il primo prototipo dell’auto, la W12 Syncro Coupé: l’auto viene presentata al Salone di Tokyo di quello stesso anno nella tinta gialla utilizzata per le auto VW.

L’auto è enorme, aggressiva, ma anche pulita e minimale: linee sapientemente messe assieme dalla matita di Giorgetto Giugiaro.

Dietro i sedili ospita un poderoso motore aspirato 5,6 litri W12, con cilindri disposti in quattro bancate, come se fossero due motori a V uniti in uno stesso monoblocco; una struttura che poi farà il successo delle vetture Bentley e Audi top di gamma.

La potenza totale è di 420 Cv, la trazione integrale (come quella della Lamborghini Diablo).


Nel 1998 viene mostrata anche la versione W12 Roadster a Ginevra, che si presenta identica alla versione coupé tranne che per una differenza: la trazione è posteriore. L’auto viene presentata con la tinta della carrozzeria color rosso, e scatta da 0 a 100 km/h in soli 4 secondi, un tempo davvero notevole per l’epoca.

2001: la W12 Coupé

Nel 2001 il prototipo della Volkswagen W12 viene rivisto e affinato dal punto di vista meccanico: al Salone di Tokyo si presenta come W12 Coupé nella sua colorazione iconica tinta della carrozzeria arancione. Questa versione è esteticamente simile alla Syncro del 1997, ma il motore è cresciuto da 5,6 a 6,0 litri e la potenza passa da 420 a 512 Cv, con una coppia di 621 Nm. L’auto è leggera, pesa solo 1.200 kg, e scatta da 0 a 100 km/h in soli 3,5 secondi, con una velocità massima di 350 km/h.

La sua altissima velocità di punta la rende un’auto adatta ad attaccare i record del mondo (all’epoca poche auto superavano tali velocità), e dopo aver frantumato ogni record di ogni auto che abbia girato sul circuito ovale di Nardò, l’auto diventa nota come “W12 Nardò”.

Un progetto abbandonato

Nel 2002 viene allestita una versione estrema e pensata per la velocità della W12. Il nome è esplicativo: si chiama “W12 Record”, ha carrozzeria e telaio in fibra di carbonio e un motore ancora più leggero e potente. L’auto non solo serve per rompere i record di velocità, ma anche come banco di prova per le future supercar della casa, nonché per studiare l’impiego della fibra di carbonio sulle componenti e l’affidabilità del motore. La W12 Record riesce così a battere tutti i record (giustamente, visto il nome) di velocità stabiliti dalla Nardò pochi mesi prima del test ufficiali.

Nonostante l’auto fosse pronta per la produzione, i vertici decidono di fermare il progetto, vista l’acquisizione ormai conclusa di Bentley, Bugatti e Lamborghini.

Tutte le energie e i fondi si sposteranno in seguito su un progetto ancor più grande e ambizioso: la Bugatti Veyron.

I numeri dei record

La Volkswagen Nardò è un’auto dai grandi numeri. le vetture muletto vengono affidate a Mauro Baldi, Giorgio Sanna e Emanuele Naspetti, che la spingono sul circuito di Nardò (Lecce) per battere il record mondiale di velocità. Al primo tentativo, nel 2001, riesce a battere ben 10 record: In 24 ore percorre oltre 7.000 chilometri ad una velocità media di 295,24 km/h, ottiene il record sulla distanza di 5.000 chilometri alla media di 295,44 km/h e ottiene anche quello sulle 5.000 miglia alla media di 291,8 km/h. Supera anche di slancio i 350 km/h. Tutt’ora la Nardò detiene 7 record del mondo disciplinati dalla FIA:

  • 500 miglia, distanza percorsa a una media di 327,389 km/h;
  • 1.000 miglia, distanza percorsa a una media di 325,862 km/h;
  • 5.000 km, distanza percorsa a una media di 324,850 km/h;
  • 5.000 miglia, distanza percorsa a una media di 323,037 km/h;
  • 6 ore, tempo coperto a una media di 325,584 km/h;
  • 12 ore, tempo coperto a una media di 324,876 km/h;
  • 24 ore, tempo coperto a una media di 322,891 km/h.
  • In una prova di 24 ore, coprì una distanza di 7.749,384 km.