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Test-drive

Mini Clubman John Cooper Works, la prova su strada della "station" da 306 CV

di Francesco Neri
28-Nov-2019

JCW sono tre letterine che stanno molto a cuore agli amanti delle MINI veloci. John Cooper Works solitamente significa leggerezza, assetto rigido, scarico rumoroso, guida quasi senza compromessi. Faccio fatica quindi a credere che la MINI Clubman, lunga, larga e pesante com’è (quasi 1600 kg sull’ago della bilancia), possa essere una sportiva all’altezza dei “lavori” di John Cooper.

Eppure, con il restyling dei quattro anni, la Clubman JCW sembra aver trovato la quadra. Il suo motore 2,0 litri turbo ora eroga 306 Cv (75 Cv in più di prima) e 450 Nm di coppia (100 in più), messi a terra, come sempre, dalla trazione integrale, che però stavolta vanta un differenziale autobloccante meccanico all’anteriore. È lo stesso motore della BMW M135i, ed è in grado di lanciare la MINI Clubman JCW da 0 a 100 km/h in 4,9 secondi. Di serie, c’è il cambio automatico con convertitore di coppia a 8 rapporti Aisin.

Nel mirino della Clubman JCW ci sono la Volkswagen Golf R e la Mercedes A35 AMG, simili per potenza e per attitudine (entrambe hanno la trazione integrale), a cui si aggiungono le hot hatch a trazione anteriore come la Mégane RS Trophy e la Civic Type R, vicine per prezzo e potenza.

Qualità BMW, originalità MINI

Tutto si può dire, tranne che la MINI Clubman sia priva di personalità. Con quel look da station wagon, il portellone posteriore a doppia anta e i LED posteriori con la bandiera inglese Union Jack, è davvero unica nel suo genere. Non ha esattamente la sagoma di un’auto sportiva, ed è per questo che viene facile sottovalutarla. Il nostro esemplare, poi, ha il tetto e rosso e le strisce rosse sul cofano che la rendono poco fine e molto spinta.

Quello che mi sorprende sempre è la qualità dell’abitacolo, con una forte impronta BMW nei materiali, ma con un design così ricco, tondeggiante e originale da farvi perdere svariati minuti a scovare dettagli nuovi.

Leve, levette, illuminazione in ogni dove (pannelli portiera, tetto, attacco della cintura): la cura per il dettaglio MINI ha del maniacale. E poi ci sono i tocchi John Cooper Works, misurati ma evidenti, che rendono l’abitacolo più sportivo ma non carico.
Ed è un po’ questo che dovrebbe essere la MINI JCW, un’auto a tutto tondo, sportiva ma comoda, veloce e in grado di viziarvi anche nel traffico. In teoria.

Animale domestico

Nel traffico cittadino l’assetto della MINI Clubman JCW non è solo accettabile, ma è incredibilmente buono. Siamo lontani anni luce dalle vecchie John Cooper Works, rigide e sconfortanti, e non solo per via dei settaggi che trasformano il carattere dell’auto - in green addirittura scollega il cambio per far veleggiare l’auto -, ma anche per lo sterzo leggero, per il cambio vellutato nei passaggi e per l’insonorizzazione curata. A occhi chiusi, potrebbe essere la MINI tre cilindri entry level della gamma.

La posizione di guida - molto BMW - è adeguata a una sportiva, con le gambe leggermente flesse e il volante che viene verso di voi. Mi piacciono anche i sedili, avvolgenti ma non costrittivi nella zona lombare.

Il motore poi è così elastico e ricco di coppia che basta un filo di gas per muovere la MINI senza sforzo, e questo aiuta non poco anche i consumi.

Sulla strada statale si riescono a percorrere anche 15 km/l, che per una sportiva a trazione integrale con questo peso e questa potenza è davvero notevole.

Ho trascorso diversi giorni nel traffico cittadino, e devo dire che che guidarla è sempre stato piacevole/un piacere: lo stereo Harman Kardon (optional) ha una potenza illegale e una qualità sopraffina (e per un amante del volume alto come me non è poco); e la fluidità dell’auto in ogni spostamento la rende davvero versatile e morbida. Ma davvero ci si aspetta questo da una John Cooper Works?

La più John Cooper Works più di tutte

Messa alla frusta, la MINI Clubman JCW smette di essere un elettrodomestico e comincia a mostrare carattere. Le gomme invernali ci mettono sicuramente del loro, ma

era da tempo che non guidavo un’auto con un posteriore così vivace.

La strada su cui mi trovo è veloce, da percorrere in terza e quarta, con appoggi di quinta, piena di cambi di direzione, dossi e avvallamenti. La MINI ci danza sopra, con le ruote anteriori ben salde sull’asfalto e il posteriore che segue come se fosse slegato, con un comportamento simile a quello delle auto da corsa a trazione anteriore.

È molto più di quanto mi aspettassi.

Lo sterzo velocissimo accentua ancora di più la sensibilità del posteriore, così bastano poco polso e giusto un pizzico di freno per indirizzare l’auto dove volete e sfruttare l’immensa trazione il prima possibile.

Raramente si ha la sensazione di guidare un’auto a trazione integrale, anche perché il differenziale autobloccante anteriore lavora parecchio per mettere a terra i 450 Nm; così tutta l’attenzione è focalizzata sull’anteriore. Il posteriore viene giusto in soccorso quando uscite dalle curve strettissime, da prima e seconda, e vi accorgete della sua presenza solo perché le ruote anteriori non pattinano nemmeno un po’, quando dovrebbero eccome.

Sovrasterzo di potenza? Scordatevelo. Non c’è nessuna possibilità che le ruote posteriori comincino a pattinare e vi costringano ad un appagante sottosterzo, ma, vista l’origine dell’auto, nemmeno me lo aspettavo. Le sospensioni poi dialogano molto bene con la strada, anche con l’asfalto sconnesso, infondendovi grande fiducia.

Quello che mi convince di meno è l’accoppiata motore cambio, splendida nella guida tranquilla, un po’ in crisi quando le si chiede tutto.

Il 2,0 litri BMW ha tanta coppia, ma il gioco finisce prestissimo e l’allungo è davvero troppo povero di fiato.

Succede anche nelle versioni meno “cavallate”, ma quando pagate il superbollo per 306 Cv vorreste sentire più spinta agli alti. Il cambio Aisin, poi, non brilla come lo ZF (montato sui motori longitudinali), e sebbene ce la metta tutta per dare calci e calcetti nella schiena, risulta comunque un o’ pigro e un po’ in difficoltà a stare dietro alla velocità della MINI. Ma la botte piena e la moglie ubriaca sono difficili da avere insieme.

E poi c’è il sound, che non è all’altezza di quello della JCW tre porte, che è così sgarbato da farvi venire dubbi sulla sua omologazione. Ma ci sta, la Clubman è un’auto più discreta, in teoria.

Detto questo, sono ancora colpito dalla sua voglia di giocare e dalla sua reattività. Mi piacerebbe provarla di nuovo d’estate, con un treno di gomme più performanti, anche se credo che l’equilibrio non cambi di molto.

Verdetto

La MINI Clubman JCW è una compatta sportiva ambivalente e dal look eccentrico. Rispetto alle rivali dirette, Mercedes A35 AMG e Audi S3, ha più personalità e soprattutto più voglia di giocare, con un posteriore mobile in grado di accontentare i più smaliziati e un differenziale autobloccante meccanico dall’immensa efficacia. Peccato che il motore non abbia molto allungo e il cambio non sempre restituisca il feeling giusto nella guida sportiva, ma alle andature tranquille il binomio funziona molto bene. La sua vivibilità nel quotidiano è straordinaria, non solo per la qualità dei materiali e per la leggerezza dei comandi, ma anche per i consumi contenuti.

Le rivali

Mercedes Classe A35 AMG e Golf R sono le concorrenti dirette, ma nel lotto entra anche qualche auto a trazione anteriore, come la Renault Mégane RS Trophy.

Quanto costa

Il prezzo della Mini CLubman John Cooper Works di 43.160 euro è in linea con la concorrenza, e sebbene la dotazione sia completa, le (golose) personalizzazioni del catalogo MINI lo faranno lievitare ulteriormente.