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Test-drive

MINI JCW GP: 306 Cv per la più estrema delle MINI

di Francesco Neri
21-Feb-2021

Le Mini sportive di ultima generazione, S e JCW, si sono rivelate molto diverse dalle loro precedenti incarnazioni. Più mature, più fruibili, più educate. Per questa ragione, quando è stata annunciata la nuova Mini JCW GP, ho vissuto il fatto con grande scetticismo.

La GP è sempre stata la più estrema,la più rigida, veloce, e senza compromessi. Ma vista la piega che hanno preso gli ultimi modelli, il mio timore che questa nuova GP fosse una mera operazione di marketing era piuttosto legittimo. Una cosa è certa: 306 Cv di potenza su una piccola Mini Cooper sono una mezza follia. E la cosa mi piace.

MINI GP atto terzo

Per sapere di che cosa stiamo parlando, la scheda è d’obbligo.

La Mini GP è sempre stata estrema, è sempre stata grigia e ha sempre fatto sfoggio di orpelli aerodinamici; ma questa volta i tecnici si sono superati. La nuova versione ha ben 70 Cv in più della JCW e pesa 70 kg in meno, grazie anche alla rimozione dei sedili posteriori, al posto dei quali ora troviamo una barra di torsione rossa dalla forma un po’ ovale, e un bagagliaio da 600 litri; il che fa abbastanza sorridere. L’alettone enorme e il doppio scarico da 9 cm di diametro si vogliono far notare, ma il mio dettaglio preferito sono gli “spats”, le appendici aerodinamiche in fibra di carbonio che coprono i passaruota.

Questa è la Porsche GT3 RS delle MINI, senza ombra di dubbio.

Il peso a secco è di 1250 kg, non molti se si considera la potenza a disposizione.

Il motore è il 2,0 litri quattro cilindri turbo della Clubman JCW, ed eroga 306 Cv dai 5.000 ai 6.250 giri, e una coppia di 450 Nm (480 Nm dalla terza marcia in su) disponibile già da 1750 giri. La potenza è messa a terra dalle ruote anteriori tramite un differenziale autobloccante meccanico Torsen tirato al 31%; le Bridgestone Potenza 235 montate su cerchi da 18” hanno il compito di aiutarlo.

Sulla carta è veloce. I dati parlano di uno 0-100 km/h in 5,2 secondi e di 265 km/h di velocità massima. Impressionante. Il cambio automatico a 8 rapporti Aisin è l’unica scelta possibile, ed è un po’ un peccato, perché un manuale sarebbe stato appropriato sulla GP.

Infine c’è un impianto frenante con dischi anteriori grandi come delle pizze (360 mm) e pinze a quattro pistoncini.

Racing, ma con stile

L’abitacolo ha un aspetto decisamente più sobrio della carrozzeria. I sedili ergonomici rivestiti in Alcantara (riscaldabili) sono splendidi, così come le impunture rosse, mentre il pannello sulla plancia con inciso il numero dell’esemplare (0150 di 3.000 prodotti) è meno convincente. Ma è un bel posto in cui stare.

La GP, a differenza delle altre Mini, presenta una strumentazione digitale sotto forma di pannello ovale dal design molto riuscito: un dettaglio racing ma in pieno stile Mini che mi piace moltissimo. Inoltre scompaiono le modalità di guida più tranquille, così da non poter mitigare in nessun modo il carattere da teppista.

Minimissile

La Mini si risveglia scoppiettando come una macchina per i popcorn, e percorre i primi metri con la stessa morbidezza di una lastra di granito. È rigida, mostruosamente rigida. Lo sterzo ha un certo peso, ma sono la sua strana viscosità e la presenza di “buchi” al centro (soprattutto nel ritorno) a infastidirmi. Il cambio invece è dolce e morbido, il che, alla basse velocità, è delizioso.

L’inverno e la temperatura prossima ai 2,5 gradi non aiutano di certo le gomme a mettere giù la potenza. In queste condizioni le ruote pattinano anche in quarta, a 80 km/h, a sterzo dritto.

Quasi 500 Nm di coppia per una Mini a trazione anteriore sono una follia, e il fatto che arrivino subito e a giri bassi rende ancora più arduo il lavoro del differenziale.

Il motore sprigiona tutto quasi subito ed è privo di allungo, invogliandovi a cambiare con largo anticipo, esattamente come si fa con i diesel.

Con l’asfalto asciutto e temperature accettabili, la GP è una vero missile. Il volante va stretto forte, perché le reazioni di coppia nelle prime quattro marce si fanno sentire, ma l’autobloccante lavora egregiamente, arpionando il muso della MINI per tutta la percorrenza della curva.


L’accelerazione è quella che ci si aspetta da una piccola auto leggera a cui è stato evidentemente impiantato un motore sovradimensionato, perché di questo si tratta. Ho corso con le Mini da competizione Mini Challange, sia Lite che Pro, e vi garantisco che sul dritto non vanno nemmeno lontanamente così.

Ma il bello arriva quando si presentano le curve.

Non bisogna fare grandi sforzi per smuovere il posteriore, basta semplicemente accarezzare il freno.

L’assetto è più basso di un centimetro e il camber è stato incrementato per un’esperienza più estrema. Potrebbe sembrare nervosa, ma in realtà è solo iper-reattiva ai vostri input.

Bisogna essere precisi ma gentili se non si vuole incorrere in bruschi sovrasterzi in rilascio, anche perché le molle sono così rigide (il 20% in più rispetto a quelle della JCW) che tutto accade velocemente ma anche in modo naturale.
Il feeling del posteriore è buono (il multilink è montato su uniball) ma lo sterzo poco sensibile e caratterizzato da quei fastidiosi vuoti non infonde tutta la fiducia che vorrei.

Ed è un peccato, perché la GP è semplicemente mostruosa sulle strade di montagna. In quanto ad andatura è tranquillamente all’altezza di Megane RS e Civic Type-R, e parecchie spanne sopra la JCW.

Annienta i brevi rettilinei con una foga elettrizzante, vi consente di frenare dentro la curva, con il posteriore che “si sistema da solo”, e vi prepara a raddrizzare le ruote anteriori quando ne uscite. È estrema tanto quanto il suo look, e questo mi rincuora.

È divertente quando il motore “si accende” (c’è un accenno di lag) e le ruote anteriori impazziscono cercando trazione anche dove non c’è, mentre il volante si dimena nelle vostre mani e il posteriore segue ubbidiente senza fiatare.

C’è un elemento, però, che continua a richiamare la mia attenzione, e purtroppo non in senso positivo. Il cambio non sempre riesce a stare dietro all’auto, almeno in modalità manuale, e, soprattutto, non si adatta al suo carattere.

Non è lento in termini assoluti, ma ha sempre un po’ di inerzia quando si scala, mentre tende a impuntarsi quando si sale di marcia troppo vicini al limitatore. Una variante con cambio manuale sarebbe stata cosa buona e giusta. Anche il sound non è sempre all’altezza delle aspettative: cupo e rauco - anche se un po’ filtrato -  mentre qualche botto e qualche scoppiettio in scalata non avrebbe guastato.

VERDETTO

La MINI JCW GP non è un’operazione di marketing. O, almeno, non è solamente questo. Prima di tutto è un oggetto speciale, un giocattolo sfizioso per 3.000 fortunati che vogliono (e possono) spendere 45.000 euro per una MINI, ma soprattutto è una piccola bomba. Il motore ha tanta coppia da trainare un container, e il modo in cui l’auto impazzisce per trasformare la cavalleria in velocità rende l’esperienza davvero viva ed esaltante. L’assetto spaccadenti e la frenata poderosa, poi, alimentano la sensazione di guidare una vettura da corsa. Certo, lo sterzo un po’ vago e il cambio troppo dolce lasciano un po’ di amaro in bocca, ma la GP rimane un’auto fantastica.