Sarà pur un luogo comune, ma c’è un fondo di verità nel dire che le auto sportive moderne sono facili da guidare. Non mi riferisco solamente le supercar, immensamente meno letali che in passato, ma anche alle utilitarie sportive (hot hatches, se vogliamo fare gli inglesi). E la Peugeot 106 Rallye bianca che mi trovo davanti trasuda pericolo e fisicità. Trovo estremamente affascinanti le su dimensioni lillipuziane - se paragonate a quelle delle utilitarie moderne. La 106 è lunga appena 3,6 metri, larga 1,6 e alta 1,36; una Panda moderna è ben 5 cm più lunga, per farvi capire.
Le fasce bianche, gialle e rosse e i cerchi in lega bianchi da 14” le conferiscono un’aria tanto corsaiola quanto Anni Novanta,
evocando in me ricordi di Gran Turismo su Playstation e di Ari Vatanen con la 405 al Pikes Peak.
Leggera, spartana, e dotata di un “milletre” aspirato di modesta potenza, la 106 trasuda fascino da tutti i pori. Niente finestrini elettrici, niente aria condizionata, niente bocchette d’aria centrali, ma, soprattutto, niente servosterzo e ABS.
Il quattro cilindri aspirato da 1.294 cc eroga 98 Cv vivacissimi a 7.500 giri - un regime da Porsche GT3 - e 100 Nm di coppia massima. Potrebbero sembrare pochi, ma sono incaricati di spostare solo 810 kg di macchina. Una Formula 1 moderna pesa di più, per dire. I dati dell’epoca dichiaravano uno scatto da 0 a 100 km/h in 9,5 secondi e 190 km/h di velocità massima,
Guida analogica
Aprendo la sottile portiera si scoper un abitacolo essenziale - se non spoglio - con rosso e stoffa in abbondanza. Il design è ancora figlio degli anni ’80 ma la semplicità dei comandi e degli strumenti è in qualche modo rilassante rispetto alla quantità immensa di distrazioni che si trovano negli abitacoli moderni.
La posizione di guida è da furgoncino: il volante non è regolabile, è molto orizzontale e ha un diametro generoso. trovare una posizione di guida accettabile è una sfida ardua: se siete alti come me sarete costretti a scegliere tra girare il volante e premere i pedali.
Il cambio è più preciso e piacevole di quanto la forma lunga e storta possa suggerire. Il motore è pigro ai bassi e i rapporti lunghi non aiutano in questo, ma superati i 4.500 giri inizia a frullare sciolto e dai 6.000 ai 7.000 mostra tutto il suo entusiasmo.
Rispetto ad una sportiva moderna è decisamente più soffice di sospensioni, copre bene l’asfalto e va tratta con i guanti 8ha per sempre la sua età), ma È è ancora squisitamente divertente. Le piccole ruote generano una modesta quantità di grip, ma il peso piuma dell’auto compensa in parte questa mancanza, ma quello che più permea l’esperienza è la quantità di informazioni che vi arriva da ogni parte dell’auto. Lo sterzo demoltiplicato, il sedile sottile e la scocca che vibra ispirano una sana fiducia nel guidatore.
L’elemento che sembra soffrire di più gli anni è proprio lo sterzo: bisogna sbracciare non poco per andare forte con la 106,
e la posizione rannicchiata certo non migliora le cose. Sorprendenti invece i freni, modulabili e cristallini del comunicarvi quando state per “bloccare” in staccata.
Insomma, guidare una Peugeot 106 Rallye oggi è un’esperienza realmente retrò, una di quelle che consiglierei ad ogni appassionato di auto. Su un’auto moderna è ormai impossibile trovare un tale senso di intimità, pericolo e scomodità. Sì, scomodità. La 106 vi regala un’esperienza scomoda, fatta di adattamenti e di vibrazioni, comandi analogici e motori affamati di giri. Non sarà velocissima, ma è uno dei mezzi di trasporto più emozionanti che abbia m ai guidato.