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Auto e Covid, com'è cambiata la mobilita'. Tutto quello che c'è da sapere

di Redazione
26-Mar-2021

La pandemia globale ha sconvolto le nostre vite e le nostre abitudini, comprese quelle riguardanti gli spostamenti. La paura di contrarre il virus e lo smartworking forzato hanno cambiato radicalmente il traffico e l’utilizzo dei mezzi di trasporto.

Meno auto per strada, ma anche meno gente che utilizza trasporti pubblici. Il sito Altroconsumo ha condotto un’interessante inchiesta su come sia cambiata la mobilità nel corso del 2020, una situazione temporanea che non si sa per quanto durerà, ma che forse cambierà per sempre alcune abitudini di noi italiani.

Lo smart working

Lo smart working è uno dei fattori che hanno contribuito a modificare la mobilità, riuducendola drasticamente. Basti pensare che la percentuale delle persone in smartworking (anche solo parziale) è più che raddoppiata durante il lockdown di primavera 2020, stabilizzandosi su un 55% (prima della pandemia era poco meno del 30%).

Questa situazione di “bolla” privata ha alimentato anche la paura di muoversi delle persone, che tendono ad una vita più solitaria e ritirata: un altro elemento che ha contribuito a ridurre gli spostamenti.

I dati di fine 2020 sono un chiaro dipinto di questa situazione di ansia diffusa: il 55% delle persone dichiara di avere paura ad andare in palestra, in piscina, o di giocare a tennis, mentre più del 40% di andare al bar, nei locali, nei centri commerciali affollati e, in percentuale minore, anche al ristorante.

Una diversa scelta del mezzo di trasporto

Tutti questi elementi non solo hanno avuto un impatto negativo sulla mobilità, ma hanno anche spinto verso un modo di spostarsi alternativo. Il tipo di luoghi in cui le persone si recano e la frequenza degli spostamenti è cambiata drasticamente, con una scelta dei mezzi di trasporto che è cambiata per il 61% delle persone, secondo i dati di fine 2020. I primi mezzi ad essere stati “scartati” sono stati quelli pubblici, con un utilizzo quasi dimezzato da parte degli italiani.

Le percentuali mostrano un quadro molto chiaro: più dell’80% delle persone intervistate si sentono insicure ad utilizzare i mezzi di trasporto pubblici, una percentuale che scende a 60% per il car sharing, al 49% per il taxi. Questo drastico cambiamento ha portato la gente a camminare di meno, ma anche a pedalare di più. La bicicletta è stata uno dei mezzi più “riscoperti” durante il 2020 (insieme ai monopattini, elettrici e non), dando vita ad abitudini più salutari e genuine. Non tutti però possono avere il lusso di andare al lavoro (o di fare la spesa) pedalando,

di conseguenza è aumentato anche l’uso dell’automobile privato.

Questi cambiamenti, secondo i dati, hanno portato ad allungamento dei tempi necessari per raggiungere le stesse destinazioni, anche a causa di una coesistenza più difficoltoso in strada tra i diversi mezzi di trasporto.

Meno pubblici, più privati

Il minore utilizzo dei trasporti pubblici e il contemporaneo aumento di quelli privati, soprattutto automobili, ha portato ad una maggiore inefficienza negli spostamenti. Si tratta di un passo indietro per quanto riguarda la mobilità sostenibile, che sul lungo periodo potrebbe aumentare la congestione stradale e le emissioni di CO2; ma è anche vero che si tratta di una situazione temporanea.

In questa fase sarà cruciale potenziare l’offerta di mezzi di trasporto alternativi, 

come bici, monopattini e sharing, che potrebbero rimanere come “buona abitudini”  anche alla fine della pandemia.

Le auto continueranno ad essere centrali nella vita delle persone, ma una maggiore efficienza nell’utilizzo (meno private, più sharing) e la diffusione dei veicoli elettrici giocherà un ruolo cruciale per quanto riguarda la diminuzione dell’inquinamento.