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News

Mazda RX-7: icona sportiva con motore rotativo

di Redazione
08-Apr-2020

Nessuno potrebbe mai dimenticare il suono del motore rotativo Mazda al limitatore, nessuno che l’abbia sentito dal vivo almeno una volta. Un motore strano, simbolico, soprattuto per Mazda, che ne ha fatto il suo elemento distintivo per diversi anni, superando anche la crisi del petrolio degli anni ’70. Il suono, l’urlo sguaiato della Mazda RX-7 al limitatore è qualcosa di davvero speciale, dal timbro unico e inconfondibile.

Lanciata nel 1978, la prima sportiva Mazda di grande serie sarebbe diventata l’auto a motore rotativo più venduta della storia, nonché la vettura che ha portato a livelli senza precedenti il successo del marchio nelle competizioni.

Tre generazioni di RX-7

La prima generazione di Mazda RX-7 esordì in Giappone nel 1978 e arrivò in Europa l’anno successivo. Un’auto leggera (poco più di 1000 kg) e prestazionale, nonostante la modesta potenza (100 o 135 Cv di potenza, a seconda del mercato). La disposizione anteriore centrale del motore e la trazione posteriore rendevano l’auto perfettamente bilanciata e maneggevole. Il motore 12A a doppio rotore da 1,2 litri è stato in seguito affiancato dalla versione turbo da 160 CV per il mercato giapponese, il propulsore 13B, più grande dotato di iniezione diretta del carburante, venne equipaggiato sulle Rx-7 del Nord America.

La seconda generazione di Mazda RX-7, la “FC”, arrivò sul mercato nel 1985 ed era molto più moderna nelle linee (assomigliava vagamente alla Porsche 924) e vantava sospensioni Mazda DTSS (Dynamic Tracking Suspension System) e il turbocompressore.

Il turbo lavorava in maniera egregia con il motore rotativo (grazie alle caratteristiche del flusso di scarico). Il 13B da 1,3 litri (quello che equipaggiava le RX-7 prima serie in USA) era standard per tutti i mercati, Inizialmente però la RX-7 veniva offerta in Europa con un motore aspirato da 150 CV, ma in seguito arrivarono le versioni biturbo da 180 CV e poi da 200 CV. Il modello più potente passava da 0 a 100 km/h in 6 secondi toccava i 240 km/h di velocità massima.

La terza e ultima generazione (la “FD”) è arrivata nel 1992 ed è stata una delle icone sportive degli Anni Novanta. Vantava un nuovo turbo sequenziale gemellato in grado di portare la potenza a 239 CV, mentre lo 0-100 km/h veniva coperto in 5,3 secondi e la velocità di punta era di 250 km/h (limitati elettronicamente). , Nel 1996 la commercializzazione della RX-7 venne interrotta in gran parte dell’Europa a causa delle norme sulle emissioni, ma Mazda continuò a produrla nei mercati con guida a destra, aumentando la potenza fino a 276 Cv sui successivi modelli riservati al Giappone.

Un wankel vittorioso

Un motore, il wankel, che non solo è affascinante per essere compatto, dalla forma triangolare smussata e melodioso, ma anche prestazionale e vincente. Un motore che ha regalato a Mazda numerose vitorrie, dalla British Saloon Car Championship nel 1980 e nel 1981, passando per la vittoria alla 24 Ore di Spa nell’81, o più di 100 vittorie nelle gare IMSA, più di qualunque altro modello di qualunque costruttore.

O ancora gli 12 anni consecutivi di successi (dal 1982 al 1993) nella 24 Ore di Daytona. i 2 campionati vinti nell’endurance australiano e la 12 Ore di Bathurst.
Ma la vittoria più eclatante è senza dubbio quella della incredibile Mazda 787B alla 24 Ore di Le Mans nel 1991, dotata di quattro rotori da 710 CV. Ad oggi la 787B è l’unica vettura vincente “senza motore a pistoni”, oltre ad essere una delle auto con il latrato più selvaggio.