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Stories

Horacio Pagani e la sua opera di nome Zonda

di Francesco Neri
27-Apr-2020

La storia si ripete, in un ciclo infinito. Tale Ferruccio Lamborghini, un giorno, acquistò una Ferrari e ne rimase deluso. Fu così che decise di costruirsi una propria auto, e fu così che nacque una delle Case automobilistiche più famose del mondo. Più di trent’anni dopo, tale Horacio Pagani stava per vendere un suo progetto di auto a Lamborghini, che era a corto di idee per una degna erede della Diablo. Horacio però decise di rischiare e di costruirsela da sé. L’auto di quel progetto, inizialmente chiamato “Fangio F1” in onore del suo mentore, divenne la Zonda.

Quali meraviglie accadono nei dintorni di Sant’Agata Bolognese.

Pagani diede alla luce la sua prima creatura, la Zonda, nel 1999: automobilisticamente parlando, è come se fosse ieri. Eppure le sue auto si sono ritagliate un posto di diritto nell’Olimpo delle supercar, e oggi sono tra le più ambite e amate dai collezionisti. “Zonda” è un vento settentrionale, un vento caldo che spira nella Pampa; un nome elegante e delicato per un’auto che è una vera e propria scultura su quattro ruote, dalle proporzioni esotiche ed esasperate e dai dettagli magnificamente studiati.

Il muso cortissimo e il posteriore alto dal fondoschiena piatto la renderebbero inconfondibile anche se fosse coperta da un telo. Ma non sono solo le proporzioni a renderla così personale: i motivi tondi e ovali si ripetono in ogni dettaglio, dal magnifico scarico posteriore quadruplo che sembra una bocca di mitragliatrice Gatling, ai gruppi ottici anteriori e posteriori, un esempio di armonia quasi perfetta.

E poi gli interni, barocchi ma non kitsch, così abbondanti di dettagli da sembrare fuori luogo per un’auto sportiva.

Ed è qui che la Zonda prende le distanze dalle altre supercar, o meglio, hypercar, quella categoria di auto iper-potenti, iper-esclusive e iper-costose. La Zonda è arte, è veloce, certo, ma ogni esemplare è unico e il suo essere così splendidamente dettagliata e ricca di materiali e dettagli pregiati la rende diversa da ogni auto di questa categoria.

Evoluzione continua

La Pagani Zonda è rimasta la stessa auto per tutto il suo corso di vita, quasi undici anni, evolvendosi in continuazione anno dopo anno.

Dal 1999 al 2010 sono stati prodotti 137 esemplari e circa 10 versioni diverse.

Ogni volta che una Zonda passa nell’officina di Horacio viene aggiornata, se il proprietario lo desidera, e il risultato è un’auto viva, che si evolve, che cambia. Solo un esemplare tra tutti quelli prodotti è rimasto completamente originale, quello con il telaio numero 3.

Il primo modello è noto come Zonda C12, ed è visivamente più invecchiato per via della fanaleria di stampo anni ’90, soprattutto quella posteriore. Il telaio in fibra di carbonio e la scocca leggera ospitavano un motore 6,0 litri V12 aspirato di origine AMG Mercedes, con una potenza di 394 Cv e 550 Nm di coppia. I dati dichiarati nel 1999 parlavano di uno 0-100 km/h in 4 secondi e 330 km/h di velocità massima. Vennero prodotti 13 esemplari coupé e 12 roadster.

Nel 2002 la Zonda si evolve inizia a prendere una forma più matura e definitiva con i modelli S ed F (2005), di cui ne vennero costruiti rispettivamente 45 e 55 tra coupé e Roadster. Sono le Zonda più comuni, per certi versi, e anche le più “sobrie”, visto che quasi tutti i successivi sono stati modelli speciali, one-off, e auto su misura. La C12 S si riconosce per l’alettone posteriore diviso in due parti. I primi 25 esemplari erano equipaggiati con un motore 7.0 litri V12 da 550 Cv, successivamente portato a 7,3 litri e 555 Cv, ma capace di sviluppare una coppia di 750 Nm. Una coppia mostruosa, considerando la leggerezza dell’auto, circa 1200 kg.

La Pani Zonda F è l’evoluzione naturale della C12 S, rinnovata nel design quanto basta per sembrare più fresca, con tocchi di nero, gruppi ottici anteriori ridisegnati e un alettone posteriore più snello. Al momento dell’acquisto si poteva scegliere se lasciarla con la fibra di carbonio a vista oppure dipingerla. Il motore 7,3 litri ha subito qualche modifica, soprattutto per quanto riguarda aspirazione e scarico. Compare l’airbox, che aiuta a portare la potenza a 600 Cv, 650 Cv nella versione F Clubsport.

La Pagani Zonda F è considerata da molti appassionati e collezionisti la Zonda per eccellenza, quella più iconica.

Ma con una miriade di modelli speciali e unici, è difficile stabilire quale sia la migliore. Ogni Zonda è un’opera d’arte a sé stante, ed è una delle sue caratteristiche più belle.

I modelli speciali di pagani Zonda

I modelli speciali di Zonda rappresentano circa un terzo degli esemplari prodotti. Essendo quasi tutti one-off, non vogliamo perderci in questo mare intricato, ma vogliamo segnalare quelli più importanti, più esotici, quelli più affascinanti. Tra i primi c’è sicuramente la Pagani Zonda Monza, una versione basata sulla C12 S 7.3 del 2004, presentata al Salone dell’auto di Parigi. Rispetto alla C12 standard vantava il tetto in carbonio, lo scarico aperto, alettone e interni racing, e una potenza di 680 CV. Tutto ciò comportava un estremo alleggerimento del corpo vettura.

Parlando di auto racing: la Zonda è stata protagonista di alcune corse (tra cui la 12 Ore di Sebring e la 24 Ore di le Mans) in versione Zonda GR su base C12 S. Il telaio era quasi lo stesso, ma erano state aggiunte appendici aerodinamiche e un sistema di lubrificazione da corsa. La potenza era di 600 Cv e 800 Nm; purtroppo non ebbe molto successo nelle competizioni.

La Pagani Zonda 5 prende il nome dal numero degli esemplari costruiti (anche se poi sono state realizzate anche 5 versione scoperte). Un’evoluzione della F, per certi versi, ma con cambio sequenziale (quello che troviamo sulla Huayra), un’aerodinamica rivista e un ancora profuso uso di materiali leggeri, oltre ai roll-bar e alle cinture di sicurezza a quattro punti.
Sotto il cofano pulsa sempre il motore AMG 7.3 V12 con una potenza di 678 Cv e una coppia di 780 Nm.

La Pagani Zonda R è una Zonda anomala e diversa da tutte le altre. Nata come laboratorio mobile per testare i pezzi della futura Huayra, la R è un oggetto libero da ogni restrizione e utilizzabile solo in pista.  Il telaio è costruito in lega di carbo-titanio, concepito in modo che alla vista assuma una particolare trama a V, mentre la deportanza è esasperata al massimo.

Il motore non è il solito V12 della F, ma un V12 6 litri AMG derivato direttamente da quello della Mercedes CLK GTR, la hypercar della Stella degli anni ’90 costruita per le corse.

Con un peso di  1.070 kg e 750 Cv di potenza, la R è l’espressione massima del potenziale della Zonda.

Da qui nasce la stirpe delle Zonda 760: tanti esemplari unici ordinati “su misura” da collezionisti, tanto che diverse auto si chiamano Pagani Zonda 760 RS seguito dalle iniziali dei proprietari stessi. Esiste anche una Pagani Zonda 760 RS LH, ordinata da nientemeno che Lewis Hamilton, viola (non molto sobria) e con il cambio manuale. Il motore è il 6,0 litri della R, così come gran parte dei componenti, risultando a tutti gli effetti una R civilizzata per uso stradale. Ma con uno 0-100 km/h in meno di 3 secondi, 350 km/h di velocità massima, e un urlo di un volume eccessivo, c’è ben poco di civile in quest’auto.

Tra le 760 RS speciali troviamo la LM, la RSJX, la Kiryu, la Fantasma e la Passione, tutte one-off ordinate da clienti facoltosi. Ma c’è una Zonda, in particolare, che è stata voluta dal cliente più esigente di tutti: Horacio Pagani stesso.

La Zonda di Horacio Pagani, la HP Barchetta

Nel 2017 Horacio fa un regalo a sé stesso: una Zonda speciale costruita a posteriori, quando ormai solo la Huayra è in produzione. Il fatto che abbia voluto costruirsi una Zonda piuttosto che una Huayra la dice lunga sul fascino dell’auto. Il suo regalo si chiama Pagani Zonda Barchetta, ed è ispirata alle barchette da corsa degli anni ’60.

Ne ha prodotte tre, una per sé, e due per chi se la può permettere. Il valore della Barchetta si aggira attorno ai 20 milioni di euro, anche se si tratta di una cifra indicativa. Perché costa così tanto? Semplice, perché c’è sempre un cliente pronto a sborsare cifre esorbitanti per una sua creazione.

La reputazione che si è costruito Pagani in soli vent’anni è tale per cui ci sono compratori disposti a pagare qualsiasi cifra per una sua vettura speciale.

E la Barchetta è speciale a dir poco. Il tetto sembra mozzato di netto da una spada affilatissima; il parabrezza minuscolo e il copri-ruota posteriore, poi, sono due dettagli del passato che si fondono magnificamente con il design alieno della Zonda.

Il blu scuro esaltato dal carbonio e gli pneumatici Pirelli con le scritte bianche sono dettagli straordinari: mi chiedo quanto lavoro e quante prove abbia fatto Horacio prima di trovare la forma perfetta.

I sedili dell’auto si ispirano a quelli della Huayra BC, mentre il motivo dei tessuti interni vuole essere un omaggio al pilota Juan Manuel Fangio. L’impianto di scarico, poi, è più libero del normale, in modo da dare più vita al 7,3 litri aspirato da (circa) 800 Cv. Il cambio è un “buon vecchio” manuale a 6 rapporti, mentre i cerchi da 20” e 21” calzano Pirelli P Zero Corsa.

I tecnici hanno anche accorciato i montanti anteriori e ridisegnato i finestrini laterali, e non hanno risparmiato sull’uso del Carbo-Trax HP52, un materiale utilizzato nell’industria aerospaziale e nelle monoposto di Formula 1.