Gli Anni Ottanta sono stati gli anni degli eccessi, anche in ambito automobilistico. È stata un’epoca che ha visto le Formula 1 turbo con motori “da qualifica” da 1200 Cv, i mostri del Rally Gruppo B con potenze mostruose, e anche le auto più veloci che si siano mai viste sfrecciare sul rettilineo dell’Hunaudières di Le Mans. Il Gruppo C (vetture della categoria Endurance introdotta nel 1982) ha visto auto pazzesche, che sono diventate delle vere e proprie icone del motorsport.Sto parlando di auto come la Porsche 962, la Mazda 787 B, la Mercedes Sauber C1 e la Jaguar XJR19.
Tra queste c’è anche la Welter-Meunier Peugeot P88, forse meno iconica di quelle sopracitate, ma che un’auto che ha fatto la storia di Le Mans per aver toccato la velocità di punta più alta: 405 km/h. Pare che in realtà la velocità fosse addirittura di 408 km/h, per il lancio commerciale della Peugeot 405, sembrava un numero migliore per il marketing.
La storia della P88
L’auto nasce dalla matita di Gerard Welter e Michel Meunier, due progettisti della Peugeot, che iniziarono la loro avventura nelle competizioni automobilistiche nel 1969 costruendo la WM P69 utilizzando il telaio e la meccanica di una Peugeot 204 cabriolet. Col tempo, il duo si dedicò sempre più intensamente a questa attività, arrivando a debuttare a Le Mans nel 1976 con una vettura GTP motorizzata con il motore Peugeot PRV.
Nonostante i risultati promettenti, la squadra si trovò in difficoltà nel competere con le vetture del Gruppo C introdotte nel 1982.
Dopo l'edizione del 1986 della 24 Ore di Le Mans, Welter e Meunier decisero di concentrare i loro sforzi su un obiettivo ambizioso: superare la barriera dei 400 km/h sul rettilineo dell'Hunaudières. Questo portò alla nascita della WM P87, seguita poi dalla WM P88 nel 1988.
Specifiche Tecniche
La WM P88 derivava dalla P87, ma introduceva un telaio monoscocca in alluminio con rinforzi centrali, sospensioni indipendenti, e una carrozzeria modellata nella galleria del vento della Peugeot. La nuova carrozzeria, più larga, migliorava l'aerodinamica e l'efficienza dei due turbocompressori. Inoltre, sfruttando l'effetto suolo, la P88 includeva canali Venturi allungati per aumentare la deportanza, con un grande alettone posteriore per il bilanciamento aerodinamico.
Il motore era un V6 PRV da 2,8 litri biturbo che erogava la bellezza di 850 CV.
La P88, più leggera di 65 kg rispetto alla P87, presentava nuove sospensioni posteriori per utilizzare tunnel Venturi più grandi e un motore potenziato da circa 900 CV. Una potenza mostruosa, se pensiamo che le Hypercar che corrono oggi a Le Mans sono più pesanti e arrivano “massimo” a 700 Cv, per via del balance of performance.
Durante i test pre-gara del 1987, la P87 mostrò problemi di gestione del motore, ma riuscì comunque a raggiungere i 416 km/h durante un'esibizione. Tuttavia, in gara la qualità del carburante ne compromise le prestazioni, costringendo la vettura al ritiro. Nel 1988, la P88 segnò 387 km/h in qualifica ma non raggiunse i 400 km/h ufficialmente. L’auto purtroppo non fu all’altezza della “gara delle gare”, e nonostante alcune prestazioni sopra i 400 km/h, problemi meccanici e di raffreddamento costrinsero la vettura al ritiro.
Nel 1989, la Welter-Meunier schierò due vetture aggiornate, ribattezzate P489, ma entrambe furono afflitte da problemi durante la gara. Dopo quella stagione, la società si sciolse e la P88 fu ritirata dalle competizioni, entrando nella collezione della Heuliez. Nel 2012, la vettura fu messa all'asta senza il motore originale, che si ritiene sia ancora in possesso di Gerard Welter.
Le altissime velocità raggiunte dalla P88 (e da altre vetture) portarono la FIA a introdurre modifiche regolamentari per limitare le velocità nei prototipi da corsa. La Welter-Meunier P88 rimane comunque un'icona della storia delle corse endurance, simbolo di innovazione e passione per la velocità.